lunedì 23 marzo 2015

IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA



di giandiego

Sono assolutamente in disaccordo, con chi, anche da sinistra definisce, esaltandoli, i discorsi Papa Francesco anti-capitalisti ed occhieggia ad un'alleanza … quasi .. con lui.
Francesco I (perchè di Re si tratta) è la chiesa, il Vaticano , il potere ed il sistema in uno dei suoi più riusciti, tenaci ed ingannevoli travestimenti.
Se esiste una esaltazione spirituale del capitalismo, dell'attuale stato delle cose, della filosofia che le sorregge … Lui li rappresenta e li sintetizza.
Cadere nell'inganno della sua paciosità, del suo ecumenismo e della sua difesa del popolo e dei popoli è assolutamente ingenuo ed impolitico. Degno del catto-comunismo all'italiana. Definirlo poi “Anticapitalista”  poi è capolavoro della miglior Fantasy.
Un Anticapitalista (non parliamo poi di un comunista o un libertario) dovrebbe almeno riuscire ad individuare il proprio antagonista, al minimo, prima di riempirsi la bocca del proprio antagonismo non allearsi con lui. 
Non voglio dar lezioni, non ne ho i numeri e ancor meno gli attestati, le abilitazioni ed i riconoscimenti sociali, ma ricordo, che il Vaticano è allo stato, cioè adesso, in questo momento e qui, con Papa Francesco regnante il maggiora azionista mondiale delle industrie d'armi tramite le sue banche, oltre ad essere socio di maggioranza di innumerevoli multinazionali e banche d'affari,,
Ricordo, pur nella mia inenarrabile ignoranza ed impreparazione che Francesco molto blatera, ma i suoi vescovi molto di più assolvono e convivono con estrema grazia, esattamente con quegli stessi mafiosi che lui a parole condanna, 
Ricordo, da non-storico, che la pena di Morte in Vaticano è stata abilita solo nel 2009 e solo per le immani pressioni mediatiche.
Ricordo che nonostante il suo aspetto pacioso ed i suoi discorsi di circostanza Francesco I è un Re Assoluto, per nulla democratico e che la sua pompa magna ed anche la sua visita napoletana la pagate voi, perchè ricordiamolo, in questi casi, paga l'Italia non il Vaticano. Quanti disoccupati avremmo rasserenato con un “reddito di cittadinanza” o con una pur miserevole “borsa lavoro” con i miliardi buttati per questa visita?
Ed infine ricordo che basterebbe che i preti ... ed il primo fra loro innanzi a tutti si spogliassero delle loro inimmaginabili ricchezze per risolvere non una ma tre volte la tematica della fame nel mondo ... vedano gli alternativi “entusiasti” di sua Santità (così si chiama) di fare i conti con il proprio “anticapitalismo”
Inoltre, perdonatemi , ma uno che viene a Napoli per il miracolo dello scioglimento del sangue di San Gennaro e pretende che tutti ci credano....come può essere sincero?

Sono uno spiritualista, sono convinto che senza un particolare attenzione alle cose dello spirito non si cambi il mondo, ma siamo davvero sicuri che sia di questa spiritualità contraffatta che abbiamo bisogno, possibile ci basti una carezza da populista per comprarci?

martedì 10 marzo 2015

Sinistra Unita: la demenziale contrapposizione tra partiti e movimenti





Sono cinquant'anni che siamo in attesa del completamento della Salerno-Reggio Calabria ed è almeno dal 2008, dalla sconfitta dell'Arcobaleno, che siamo in attesa in Italia della ricostruzione di un soggetto politico di massa della Sinistra di Alternativa.
Anche la coalizione dell'Altra Europa, dopo le pur timide speranze che aveva suscitato, sembra essere svanita nel nulla, stritolata nella demenziale contrapposizione tra "movimentisti" e "partitisti".
Se i cosiddetti "partitini" della Sinistra non stanno bene considero però demenziale la retorica alla Guido Viale del soggetto assembleare, che nasce spontaneamente dal basso, dai comitati di base e dai movimenti diffusi sul territorio e che, contemporaneamente, pretende lo spontaneo annientamento dei partiti. E questo per una serie di ragioni.

Prima ragione. I movimenti di base - per la difesa dell'ambiente e del territorio e per l'azione sociale - non hanno un seguito di massa, di milioni di persone, ma una penetrazione limitata, oserei dire di nicchia. Il movimento No Tav in Val di Susa è un'eccezione per la capacità di esprimere la stragrande maggioranza della popolazione di un intero territorio (ed è questo che giustamente la rende un modello per tutti) ma si tratta comunque di un fenomeno che riguarda, come partecipazione diretta e non come mero appoggio ideale, qualche decina di migliaia di persone.

sabato 13 dicembre 2014

Roma: l'occasione da non perdere per costruire l'Alternativa e l'Unità della Sinistra




L'inchiesta Mafia Capitale e il marcio che ha scoperchiato nell'amministrazione del Comune di Roma, con lo scioglimento per mafia non escluso nemmeno dal Prefetto, rende possibili a breve nuove elezioni per la carica di Sindaco della città. E comunque rende da subito necessario cominciare a lavorare per costruire un'alternativa – nei metodi, nella trasparenza, negli obiettivi – per il governo di Roma.
Per quanto Ignazio Marino non sia stato direttamente coinvolto nell'inchiesta ed anzi possa atteggiarsi a vittima della cricca fascio-mafiosa, la sua maggioranza esce ulteriormente indebolita dalla vicenda. La tesi che la sua amministrazione e che il PD abbia fatto argine al malaffare non regge: risultano indagati esponenti del PD e tra questi Luca Odevaine, già collaboratore della Melandri, di Veltroni, di Zingaretti; la cooperativa "29 giugno" di Luca Buzzi, che aveva contributo al finanziamento della campagna elettorale di Marino ed aveva avvicinato un membro della sua segreteria, anche durante il 2013, primo anno dell'amministrazione Marino, ha visto l'incremento delle commesse assegnate dal Comune.
Può darsi che Ignazio Marino sia un San Francesco in mezzo ai lupi, può darsi che sia meno peggio degli altri oppure può darsi che rappresenti interessi contrastanti rispetto a quelli della banda di Carminati. E che la campagna di denigrazione di cui è stato bersaglio negli scorsi mesi da parte della stampa romana, con in prima fila i giornali di Caltagirone, derivasse dall'aver pestato i piedi a qualcuno.
Vi sono però dei dati inoppugnabili: l'ulteriore indebolimento politico e di immagine dell'amministrazione Marino che sembra davvero avere i giorni contati e nessuna possibilità di riguadagnare credibilità e prestigio; la partecipazione sistemica di esponenti del PD al sistema della corruzione e del malaffare (si guardi, solo per citare alcuni episodi oltre a quelli di Roma, agli scandali della Sanità in Puglia, della ricostruzione dell'Aquila, di Penati, del Mose di Venezia e dell'Expo, dei deputati Di Stefano e Genovese).
Il PD da un lato impedisce alle amministrazioni locali di svolgere le funzioni - anche e soprattutto sul piano sociale - a cui sono preposte, con l'imposizione delle politiche di austerità subalterne all'ideologia liberista e obbligando alla privatizzazione dei servizi pubblici ("Le città ingovernabili" come scrive Tonino Perna); dall'altro, con i suoi esponenti e con le imprese amiche, partecipa alle pratiche del malaffare fondate sull'appropriazione criminale delle residue risorse pubbliche disponibili.
Questi dovrebbero essere motivi sufficienti per abbandonare ogni volontà di collaborazione con il PD anche a livello locale. L'appannamento dei Sindaci arancioni – Pisapia, Doria, Zedda - dipende largamente, oltre che dalle conseguenze dell'applicazione delle politiche di austerità, dall'essere restati prigionieri di questo sistema perpetuando pratiche di governo, inadeguate per i bisogni dei cittadini, fondate sull'accettazione passiva delle compatibilità di bilancio imposte dagli Esecutivi nazionali, sulla rincorsa alle grandi opere e ai grandi eventi quali uniche occasioni di sviluppo, sulla pratica degli accordi (“le compensazioni”) con la speculazione edilizia. Un discorso a parte meriterebbe invece De Magistris che, tra luci ed ombre, amministra la città di Napoli senza e contro il PD.
Con la destra ridotta ai minimi termini, con un PD in crisi di credibilità, si presenta dunque a Roma la possibilità di eleggere un sindaco di Alternativa e di svolta. Ed il doppio turno lascia aperta ogni soluzione (si veda al riguardo proprio l'elezione di De Magistris).

domenica 30 novembre 2014

Sinistra: ispirarsi a Podemos e Syriza o riciclare Cofferati e Prodi?



Personalmente sono arrivato ad una conclusione: per arrivare alla costruzione di un Soggetto Politico Unitario della Sinistra di Alternativa è necessaria una sorta di amnistia ideale e politica. Serve cioè abbandonare vecchie divisioni, spesso fondate sul nulla, e antichi rancori e perdonarci reciprocamente gli errori che tanti di noi hanno fatto. Molti di noi, come elettori, devono perdonarsi di aver votato il centrosinistra e l'Ulivo, di aver pensato che Veltroni fosse migliore di D'Alema o che Prodi facesse una politica radicalmente diversa da Berlusconi, che Franco Turigliatto e Fernando Rossi fossero dei traditori perché mettevano in crisi la maggioranza prodiana votando no al rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan, di esser passati attraverso Di Pietro e Grillo sperando che lì potesse nascere un qualche cambiamento o almeno una opposizione sostanziale al sistema. Dovremmo persino perdonare chi ha votato e sostenuto la coalizione di Bersani Italia Bene Comune (e tra questi Barbara Spinelli), pure se era manifesto il suo carattere tutto interno al pensiero unico dell'austerità liberista.
Per noi che siamo estranei alla logica iconoclasta e della tabula rasa del grillismo (una logica primitiva perché attribuisce tutte le colpe alle deviazioni soggettive e non alle condizioni oggettive del sistema), per noi che consideriamo la politica ed il fare politica parole e funzioni nobili e non qualcosa di cui ci si debba vergognare ben venga il contributo di idee e di esperienze da parte di chi (purché immune da accuse di corruzione e malversazione) ha riconosciuto gli errori commessi in passato stando dentro le Istituzioni rappresentative, negli organi dirigenti dei partiti, alla guida di Enti Locali.
Ad una condizione però: che costoro rinuncino alle poltrone di prima fila ed accettino di dare il proprio contributo, almeno per un po' di tempo, stando nell'ombra e nelle retrovie.

sabato 29 novembre 2014

DUBITO ... E SCUSATE IL DISSENSO


di giandiego
Mi sia permesso il dubitare, anche se l'ultimo grido della moda Gauche, sembra essere che qualora si individui (chi individua?) un filone , apparentemente comune, si debba aderirvi, d'accordo o meno... nel superiore nome ed interesse dell'unità.
L'obbedienza cieca non è di sinistra, non mi appartiene, non credo sia la soluzione. Ritenere che essa sia l'indirizzo comportamentale per una sinistra frastagliata e sparsa è stupido, oltre che supponente, a mio modestissimo parere.
Non sono affatto d'accordo, dicevo, credo piuttosto, pur essendo uno che mette al centro e che da la dignità di teoria politica di valore assoluto alla necessità dell'unità, che essa nasca dalla chiarezza e dalla discussione, piuttosto che dall'atteggiamento “pedissequo”.
Sono convinto che “l'atteggiamento unitario” non si misuri nel numero di sì che si dicono ad un “immaginario leader” e nemmeno dai bocconi amari che si è disposti ad ingoiare in suo nome, ma dal fatto che si “agisca e ci si comporti in modo unitario”.
Questo “ragionamento” mi deriva, in un periodo non facile per me ( lo scrivere mi pesa in questa fase) da alcune dichiarazioni “estremamente discutibili” da un paio di “Leader immaginari” d'area , innegabilmente, tsiprasiana (più o meno).
Mi riferisco alle dichiarazioni di Landini a proposito delle trivelle in Sicilia ed a quelle di Vendola attorno all'invenzione della Leopolda de no' artri “Human Factor” (si noti la raffinatezza dell'uso dell'inglese) che dichiara la volontà della “Sinistra di Vendola” (già lui l'ha sempre intesa in modo molto personale) di Battere Renzi (udite..udite) con Landini & Prodi.
Come dicevo all'inizio, permettetemi di dissentire e di dubitare.
Cominciamo da Landini, che ci ammannisce quest'altra perla … nel nome del Lavoro, secondo la quale si dovrebbero appoggiare le trivelle A) perchè danno lavoro B) perchè forniscono, a suo dire, le necessarie garanzie di scarso impatto e rispetto ambientale.
Sostanzialmente si tratta di un appiattimento, con invenzione di motivazioni sulla posizione renziana del fare ed un via libera al suo progetto di trivellare le coste italiche.
Un accomodamento in vista di future alleanze elettorali di fatto?
La lettera di GreenPeace in risposta a Landini stesso è molto efficace, pur con tutte le perplessità che il gruppo stesso ci sviluppa …
Quest'ultima dichiarazione del leader della FIOM ci chiarisce, però, il quadro.
Landini non può e non vuole rappresentare la risposta di un'AreA di reale alternativa.
Non vuole o non può immaginare un mondo diverso da questo, non vuole o non può tratteggiare una società che si muova su un paradigma diverso da quello che stiamo “drammaticamente” praticando.
Questa sua incapacità od impossibilità lo rende uno dei tanti, innumerevoli “meno peggio” che la sinistra italica ha praticato in questi ultimi anni, collezionando in tal modo fallimento su fallimento.
Egli vede uno sviluppo che si muove e si articola da quel che c'è, cioè non discute il modello capitalistico della società e le sue brutture, ma ne tratta i correttivi ad ipotetico vantaggio dei lavoratori.
È la medesima logica che conserva l'ILVA perchè dà lavoro, che tratta la salute, che monetizza la distruzione ambientale . La logica suicida con la quale i comuni si sono fatti pagare in rotonde il disastro ambientale della cementificazione a vuoto della grande logistica, quella che ha richiesto contropartite in parchi gioco alla creazione di inceneritori e discariche. Quella che monetizza la salute dei lavoratori in fabbrica.
La logica delle parole che non corrispondono alle azioni … la logica della trattativa, che pur avendo la sua utilità non può e non deve essere applicata quando si parli di linee di prospettiva e di proposizione, di visione, di proposte di progresso reale. del progetto di un mondo e di uno sviluppo altro ed alternativo a questo sistema ed a questo progetto. 
In questo Landini soffre tutto il poco che la CGIL è, a questo livello e tutti i limiti dei sindacati su questo argomento.
Malattia, per altro, di cui la sinistra radicale tutta soffre da tempo.
Questa sua incapacità lo rende inadeguato al ruolo di leader di una sinistra d'alternativa.
Io, per esempio, non potrei mai, a nessun prezzo, condividere questa sua dichiarazione, e sono molto, molto perplesso dal fatto che egli l'abbia fatta. Ed io non sono un estremista e nemmeno un talebano, anzi, molti mi definiscono moderato.
Come spiritualista non potrei accettare una premessa che giustifichi la distruzione sistematica della natura e del Pianeta Vivente in nome di un petrolio che è già in esaurimento da sempre, che continui a supporre l'impossibilità di liberarsi dalla schiavitù degli idrocarburi., così come non posso accettare questo sistema che ha prodotto tanti e tali disastri e non posso accettare che il leader della mia sinistra ipotizzi lo sdoganamento delle trivelle, del fracking, della ricerca disperata del petrolio difficile. della distruzione delle coste e l'inquinamento del mare.
La scelta di un modello di sviluppo alternativo al disastro capitalistico ed occidentale , deve essere assolutamente chiara, è a mio umilissimo (ed ovviamente inutile) parere una delle linee di demarcazione fra progressismo (utile) e conservazione (pseudo modernista).
Il mio disaccordo quindi sulla dichiarazione Vendoliana (secondo punto in analisi) viene di conseguenza.
Prodi è l'uomo che ha “sdoganato” l'euro promettendoci che avremmo, grazie alla moneta unica, lavorato tre giorni e guadagnato per sei … è stato con D'Alema l'iniziatore dell'attacco ai diritti dei lavoratori e uno dei principali interpreti dell'affossamento dell'art.18 (quello originale).
Prodi è un democristiano assoluto … e proporlo in pariglia a Landini come Anti Renzi è “la solita minestra” del “meno peggio” che tanto male ha fatto alla sinistra e che l'ha accompagnata in questo angolo a credibilità nulla.
Il fatto, purtroppo, che queste eventualità siano accarezzate da molti “addetti ai lavori”, abituati ed assuefatti alla logica già citata del Meno Peggio, forse avvicinerà il partito dei Vendola, Landini e Prodi dei Ferrero e dei Civati, ma allontana a mio ancora una volta umile parere l'Area di Progresso e Civiltà

mercoledì 26 novembre 2014

Sinistra: tre cose da fare. Subito!



Ci sono almeno due cose che proprio non vanno giù a quel tanto o poco che resta del popolo della Sinistra.
Anzitutto che non riesca a costituirsi un forte soggetto politico unitario della Sinistra, pur in una situazione di terribile crisi economica causata ed aggravata dalle politiche liberiste e di austerità ed in una fase di attacco finale - condotta da Renzi con la definitiva svolta a destra del PD - ai diritti dei lavoratori, allo Stato sociale, ai principi costituzionali su cui è stata fondata la Repubblica nata della Resistenza.
E poi che l'Italia sia l'unico Paese in Europa a non avere una Sinistra degna di questo nome: in Spagna e Grecia Podemos e Syriza sono in testa nei sondaggi. E nel resto d'Europa – ad esempio in Francia e Germania con la Gauche e la Linke – le Sinistre mantengono una presenza certo largamente minoritaria ma comunque dignitosamente concreta.

In Italia, dopo i fallimenti ed i tradimenti del centrosinistra ulivista, l'urgenza di costituire un forte soggetto politico unitario di Alternativa è evidente da anni e avvalorata da ogni passaggio dell'involuzione centrista o peggio destrorsa di coloro che hanno nominalmente ricevuto, dilapidandola ed infangandola, l'eredità del vecchio PCI: ne abbiamo avvertito il bisogno di fronte alla pretesa maggioritaria del PD di Veltroni (che sbatteva le porte in faccia alle formazioni della Sinistra radicale mentre inciuciava con Berlusconi), al lungo corteggiamento al postfascista Fini in virtù della sua fronda interna alla maggioranza berlusconiana, all'appoggio del PD di Bersani – in accordo con Berlusconi - al governo del massacro sociale di Monti e della Fornero (con il voto al pareggio di bilancio in Costituzione ed alle controriforme dell'articolo 18 e delle pensioni), al dopo elezioni 2013 con la rielezione di Napolitano (il peggior Presidente della storia repubblicana preferito a Rodotà) e con la sostanziale condivisione delle responsabilità di governo, con Letta e poi con Renzi, tra PD e Forza Italia il cui effetto è stato il contemporaneo ulteriore attacco ai diritti sociali ed ai principi democratici e del pluralismo politico sanciti dalla Costituzione.
Questo Soggetto Unitario doveva formarsi almeno tre anni fa, due anni fa, un anno fa ed ogni volta si è atteso l'approssimarsi delle elezioni per raffazzonare improbabili cartelli elettorali senza alcuna possibilità, per la scarsa incisività della proposta politica ed il poco tempo a disposizione per farsi conoscere dei cittadini, per assumere un ruolo rilevante nel quadro politico.
Dopo l'esperienza (contraddittoria) della Lista Tsipras e le speranze che comunque aveva suscitato, stiamo ancora, dopo sei mesi dalle elezioni europee, al nulla: alla speranza della discesa in politica di Landini, all'attesa della scissione della cosiddetta sinistra piddina (i cui esponenti, su cui peraltro gravano responsabilità politiche e morali grosse come macigni, non hanno palesemente alcuna intenzione di rinunciare alla propria comoda poltrona), alle inutili speranze (coltivate da chi nasconde disonestà politica ed intellettuale) di poter condizionare Renzi dall'interno della sua maggioranza, alla vaghezza delle elucubrazioni sulla forma partito dei settantenni - ex Lotta Continua – Viale e Revelli, alla promessa di Paolo Ferrero, sempre più subalterno nei confronti degli “intellettuali” ed incapace di dare un ruolo attivo e propositivo a Rifondazione Comunista, di ricominciare fra due mesi il processo unitario.
Scrive Santiago Alba Rico, uno dei più autorevoli intellettuali che hanno firmato il manifesto che è stato all’origine dell’esperienza di Podemos: “Per fronteggiare questa offensiva (quella del 'sistema' ndr) sono necessari tre elementi fondamentali: una leadership democratica, intelligente e convincente, una militanza ben preparata e capace di abbandonare la mentalità di minoranza marginale e, soprattutto, le maggioranze sociali, obiettivo che si può conseguire solo se si rende chiara in ogni istante, in ogni gesto, in ogni misura, la rottura etica, politica e culturale con il regime. Il tempo corre a nostro favore; il tempo ci vola contro. “
Be' in Italia non abbiamo avuto un movimento di massa come quello degli Indignados da cui è derivato Podemos, in Italia abbiamo mafie, corruzione, familismo, voto di scambio, economia in nero, clericalismo, un sistema dell'informazione quasi completamente asservito al potere. I movimenti sociali di base che i Viale e Revelli immaginano come fondamenta di un movimento politico che nasca per iniziativa dal basso sono movimenti di nicchia, senza un seguito di massa. E lo dimostrano i risultati elettorali ridicoli che le liste espressione di questi movimenti riescono a conseguire. E' molto più adattabile alla nostra realtà piuttosto il “modello” Syriza con la federazione di tanti piccoli soggetti in precedenza dilaniati da conflitti e divisioni.
Partiamo allora dalla concreta realtà italiana e cerchiamo di trarre insegnamento, per quanto possibile, dalle esperienze che ci vengono dal resto d'Europa: da Podemos, da Syriza, dalla Linke, da Izquierda Unida, dal Front de Gauche. E si devono fare dunque tre cose. Subito.

Primo. Nell'area di Sinistra che si considera pregiudizialmente alternativa al PD il problema non sono tanto le divergenze sui contenuti ma quelle sulla forma organizzativa e sulle modalità di designazione della leadership. Bisogna dunque avviare un processo costituente in cui i delegati designati a costituirne l'organizzazione e a scriverne il programma vengano eletti, con il principio una testa un voto, da coloro che aderiscono al nuovo soggetto politico. Eleggere democraticamente, dopo un ampio dibattito ed un confronto partecipato, i delegati della Costituente, senza inseguire incontrollabili pratiche assembleari e fumosi riferimenti ad iniziative dal basso che nascondono la pretesa di alcuni di avere saldamente in mano la direzione del nuovo soggetto politico, significa attivare, confutando i sospetti di soluzioni già decise in partenza, tutte le passioni, le militanze, le energie, le anime diverse (si tratti di partiti o movimenti, di soggetti piccolissimi o meno piccoli non ha importanza) che compongono la Sinistra. Nell'appello di Curzio Maltese, apparentemente generoso e sensato, manca tutto questo. E' facile offrire lo scioglimento di una Lista Tsipras che non esiste come organizzazione per imporlo anche alle altre componenti quale condizione per avviare il processo unitario; mettere una pregiudiziale europeista comporta tagliare fuori importanti forze che invece dovrebbero essere ad ogni costo coinvolte. E non è forse un caso che si tratti di colui che da editorialista di Repubblica, uno dei principali giornali di sostegno al regime, fu catapultato per volontà degli “intellettuali” come uno dei capilista dell'Altra Europa con Tsipras alle Europee.

Secondo. Definire il più presto possibile un nome (Sinistra Unita è così strano o dobbiamo continuare con la follia comunicativa di un partito italiano che si autodefinisce lista Tsipras?), un simbolo, uno o due portavoce mediaticamente efficaci (in grado almeno di far dimenticare le performance televisive di Barbara Spinelli all'epoca delle elezioni europee) che aiutino a far conoscere ai cittadini i contenuti della proposta politica. Il minimo sindacale cioè in termini di comunicazione politica che obblighi nel contempo chi fa i sondaggi elettorali a considerare anche noi. Magari si tratta di cose che a noi di Sinistra ripugnano o che disdegniamo ma questo è il mondo in cui viviamo e non possiamo continuare a far finta che non sia così, non possiamo poi esaltare Tsipras o Iglesisas mentre si demonizza la possibilità che emerga un leader italiano. Una proposta nazionale riconoscibile serve da traino indispensabile anche nelle elezioni locali e da queste può venire, a loro volta, un ritorno di visibilità, di consensi, di partecipazione popolare.

Terzo. Rispetto alle caratteristiche della società italiana in cui sono così forti l'individualismo, il familismo, l'opportunismo, la tendenza al disimpegno e tutti quei fattori che distorcono la formazione dell'opinione pubblica che più sopra ho richiamato, è assurdo pensare di riconquistare centralità politica con i media e con i talk show. Questi sponsorizzano coloro che sono funzionali al sistema e la recente ascesa di Salvini e della Lega ne sono la dimostrazione. E bastano 80 euro per influenzare in modo decisivo gli esiti elettorali. La Sinistra, la natura stesso del suo progetto politico, culturale, economico e sociale ha bisogno di una presenza originale, autonoma, capillarmente diffusa sul territorio. Non le vecchie sezioni dove i reduci delle mille esperienze, anche nobilissime, del passato discutono di massimi sistemi ma dei luoghi di incontro per e con le persone, per organizzare solidarietà e mutuo aiuto, per offrire consulenza legale e fiscale, per aiutare a riguadagnare occasioni di reddito e di lavoro. Dei “Pronto Soccorso Sociali” che facciano ad un tempo le funzioni di partito, di sindacato, di CAF, di associazione consumatori, di banche del tempo, di gruppi di acquisto solidale, di centri per l'impiego, di ambulatori medici, delle Caritas. Anche qui l'esperienza di Syriza avrebbe dovuto insegnarci qualcosa se solo la si fosse voluta leggere.

La democrazia italiana, le nostre condizioni di vita stanno subendo una letale aggressione contemporaneamente da più fronti: quello della crisi economica, quello del pieno dispiegamento dell'ideologia liberista con la cancellazione dei diritti sociali, del welfare e delle regole per preservare l'ambiente naturale, quello verso le istituzioni rappresentative ed il pluralismo politico con l'Italicum e le riforme costituzionali. Ad esse, quali ulteriori minacce, si aggiungono nei prossimi anni l'approvazione del TTIP e la possibile o probabile implosione dell'euro che, se non governata secondo gli interessi popolari, avrebbe effetti disastrosi sul nostro Paese.


Organizziamoci, eleggiamo la Costituente della Sinistra intanto con chi ci sta. SUBITO!

mercoledì 19 novembre 2014

DEL VOTO DI CIVATI E DELLE PAROLE DI FERRERO



di Giandiego Marigo
Due parole due, anche se mi rendo che servano a poco.
Anche se non sono nessuno (l'ho ripetuto anche questo sin troppe volte) e quindi esse avranno il peso di una piuma, anche se la convinzione stessa ch'esse non servano le fa essere in qualche modo disperate … leggere ed inutili.
Gli spunti da cui partirò sono due, da una parte l'ennesimo voto di fiducia al governo di Civati, dall'altra le parole di Ferrero sulla sua sinistra possibile.
È davvero desolante pensare che nessuno darà davvero peso a quel che scrivo, mi sovviene di chiedermi perchè io lo faccia, ma la risposta è sempre la medesima … una pulsione al dire...la volontà di esserci … testimonianza forse.
Temo per altro che sia , in qualche modo, anche se un poco mi infastidisce, la medesima pulsione dei molti che si alzano una mattina e creano un gruppo su Facebook per la Sinistra Unita (ce ne sono milioni ormai) e si mettono ad urlare che l'unica strada della speranza passa di lì … Non è così, lo sappiamo tutti, forse lo sa persino il nostro eroe facebukkiano.
Eppure ogni giorno nascono nuovi gruppi, ma il bisogno di esserci e di contare è grande e non si può non tenerne conto, così come io non posso smettere di scrivere anche se ogni tanto ne avrei davvero voglia.
Ferrero, tornando a lui, ci dice che la sua sinistra è questione di un paio mesi, partendo dall'esperienza delle liste per Tzipras e passando da Civati e Vendola.
Ammetto, che se questo venisse fatto, fuori da un periodo elettorale, con equità e con coerenza potrebbe persino essere interessante, ma una cosa va detta … perchè va detta!
Questa sua visione sembra non tener conto dei territori, quasi che una volta compiuto il miracolo di mettere d'accordo alcuni galletti il pollaio fosse dato per scontato …
Non è così Ferrero e mi stupisce che tu, politicante navigato ed esperto, lasci spazio ad un equivoco di questa fatta, ma alla fine la ragione sta proprio lì forse in quel “Politicante navigato ed esperto”, in quel tuo passato ministeriale prodiano, nella convinzione che sembra essersi fatta spazio dentro di te che una volta messe insieme le segreterie il resto venga, di conseguenza …
La premessa d'una nuova AreA a mio umilissimo parere (anche questo quante volte l'ho ripetuto) dovrebbe essere la circolarità e l'orizzontalità, una nuova spiritualità che invada anche i nostri rapporti personali facendoli divenire esempio
La strada da seguire è quella della Democrazia Partecipata... a parole lo dici continuamente, ma nei fatti, quando parli della tua sinistra dimentichi la gente … i territori, i movimenti ed è per questo … Ferrero, per questo errore, per questa dimenticanza che siamo qui dove siamo.
Un po' anche per colpa tua.
Con le sole segreterie ed i leader si fanno solo gli accrocchi, il farli poi con “compagni di viaggio” ambigui come Vendola e Civati ci esporrebbe al rischio di allearci con il PD un giorno ed uno no.
Senza la gente la lista Tzipras non sarebbe stata nulla, senza la speranza e la spinta dei territori avrebbe , semplicemente, fallito.
Prendiamo la strada giusta , facciamolo come si deve, va fatto … nessuno lo nega, ma c'è modo e modo … diamo respiro alla speranza, cominciamo da noi , dal modo, da come ci comportiamo.
Una parentesi poi va aperta sui “compagni di viaggio”, come dicevo prima. il che mi dà l'occasione di "giocarmi" il secondo spunto
Se ci sarà una grande mobilitazione una forza propulsiva essi saranno “controllati” ma se questo non avverrà riveleranno tutta la loro profonda ambiguità.
L'hanno dimostrata in tutti i modi, in tutti gli ambiti e non siamo tanto disperati da non vedere … abbiamo gli occhi, abbiamo le orecchie ed il cervello ci funziona ancora … a tratti forse, ma funziona.
L'Ultima perla di Civati, dopo la Fiducia Critica è stata quest'ultima “Fiducia per Forza” altro effetto comico, tutto da raccontare.
È con questo tipo di personaggi che vogliamo fare la sinistra? Sicuri?
Ho scarsissima considerazione dei leader, sono libertario ed anarchico in questo senso, ma se devo sceglierne uno … bhè pretendo palle e coerenza, e non piagnistei e dubbi amletici.
Oggi la sinistra Tziprasiana o meno, syriziana o meno, può essere solamente “Lontana dal PD” mentre il nostro “cucciolo” vagheggia ancora d'abbandoni … o forse no!
Perchè ho usato questi due spunti, perchè essi mi richiamano la sinistra che non voglio, l'errore che vorrei evitare, ma si sa, anche fra noi le icone consacrate hanno la loro importanza e senza una manciata di leader a favore di telecamera, sembra che si sia convinti di non potere andare da nessuna parte.
Ed allora mi uniformerò, pur di vedere una sinistra vera rinascere.
Detto questo però penso che nei territori si giochi la partita vera di questo “campionato”.
Non basterà unificare gli apparati, due o tre fallimenti messi insieme non fanno una vittoria.
Essi sono smunti, poco efficaci ed incisivi, scarsamente seguiti e se non proporranno contenuti e creeranno reale coinvolgimento essi finiranno ancor prima di iniziare, realizzando solo l'accrocchio di un “Grande Nulla”.
Io spero e darò, sto prodigando tutte le mie “scarse” energie, ma se continueremo a seguire le sirene dei Leader … alla caccia disperata dell'uomo del destino abbiamo fallito in partenza, perchè abbiamo scelto di partire con il piede sbagliato e questo non ci verrebbe perdonato, da chi ormai da troppo tempo sta alla finestra a guardare.
Ed ancor meno troveremmo clemenza nei “movimenti qualunquisti e d'opinione” loro sì guidati dal carisma, che non aspetterebbero altro (rispettando così la loro reale natura conservatrice) che affossare sotto una marea di risate e di sberleffi una sinistra che ha pretese europee, ma non ha popolo.