martedì 29 aprile 2014

Lista Tsipras: ora è il momento di dare una svolta alla campagna elettorale


di Maurizio Zaffarano

Mancano ormai meno di quattro settimane al 25 maggio, giorno delle elezioni europee, e la lista L'Altra Europa con Tsipras balla pericolosamente sul margine della fatidica soglia del 4 per cento, il minimo indispensabile per poter portare propri rappresentanti al Parlamento Europeo.
In tanti abbiamo criticato e dissentito su alcuni aspetti della Lista Tsipras: su come sono state scelte le candidature, sui contenuti che si è deciso prioritariamente di veicolare, sull'esclusione della parola Sinistra dal simbolo. Ma credo che oggi tutti coloro che si sentono di Sinistra, che dissentono radicalmente dalle politiche del PD e di Renzi, che osteggiano le destre liberiste e reazionarie, che non si sentono rappresentati dal Movimento 5 Stelle, dalle sue ambiguità programmatiche e organizzative e dal suo linguaggio estraneo ai valori del progressismo, dovrebbero sforzarsi di votare per la lista Tsipras.
Per non doversi dolere ancora una volta, come dopo l'inizio della legislatura in corso, dell'assenza dalle istituzioni di una rappresentanza diretta e numericamente consistente dei ceti popolari e delle sensibilità ideali che esprime la Sinistra, proprio mentre sono in ballo, in Italia ed in Europa, questioni fondamentali sul nostro futuro: sul lavoro, sulla moneta, sulle politiche economiche, sullo Stato sociale, sulla Costituzione.
Si deve peraltro riconoscere che ad oggi la lista Tsipras non è riuscita ad esprimere una propaganda politica efficace e coinvolgente, nonostante il lodevole impegno di candidati e soggetti collettivi che sostengono la lista e le iniziative pubbliche che sono state prodotte (e la prossima manifestazione del 17 maggio per i beni comuni sarà inevitabilmente la più importante occasione di incontro per il suo popolo).

Questo è ciò che significa essere di Sinistra

Verso la manifestazione nazionale del 17/05 a Roma
Austerit
BASTA AUSTERITA'! BASTA PRIVATIZZAZIONI! 

ACQUA, TERRA, BENI COMUNI, DIRITTI SOCIALI
E DEMOCRAZIA IN ITALIA E IN EUROPA
Appello per la costruzione di una manifestazione nazionale il 17 maggio

Una nuova stagione di privatizzazione dei beni comuni, di attacco ai diritti sociali e alla democrazia è alle porte.

Se la straordinaria vittoria referendaria del 2011 ha dimostrato la fine del consenso all'ideologia del “privato è bello”, e se la miriade di conflittualità aperte sulla difesa dei beni comuni e la difesa dei territori suggeriscono la possibilità e l'urgenza di un altro modello sociale, la crisi, costruita attorno alla trappola del debito pubblico, ha riproposto con forza e ferocia l'ideologia del “privato è obbligatorio e ineluttabile”.
L'obiettivo è chiaro: consentire all'enorme massa di denaro accumulata sui mercati finanziari di potersi impossessare della ricchezza sociale del Paese, imponendo un modello produttivo contaminante, mercificando i beni comuni e alienando i diritti di tutti.
Le conseguenze sono altrettanto chiare: un drammatico impoverimento di ampie fasce della popolazione, sottoposte a perdita del lavoro, del reddito, della possibilità di accesso ai servizi, ai danni ambientali e ai conseguenti impatti sulla salute, con preoccupanti segnali di diffusione di disperazione individuale e sociale.

Il Governo Renzi, sostenuto dall'imponente grancassa dei mass-media e in piena continuità con gli esecutivi precedenti, sta accelerando l'approfondimento delle politiche liberiste, rendendo irreversibile, attraverso il decreto Poletti e il Job Act, la precarietà del lavoro e della vita delle persone; continuando a comprimere gli spazi democratici delle comunità costrette a subire gli effetti delle devastazioni ambientali, delle grandi opere, dei grandi eventi e delle speculazione finanziaria e immobiliare; mettendo a rischio, attraverso i tagli alla spesa, il diritto alla salute, alla scuola e all'università, e la conservazione della natura e delle risorse.

mercoledì 23 aprile 2014

I quattro milioni di poveri che non avranno gli 80 euro di Renzi


Pittibimbo Renzi secondo Luca Peruzzi

di Maurizio Zaffarano

Il bonus fiscale approvato (?) dal governo Renzi (restando peraltro da definire la platea di beneficiari, le modalità di attuazione e l'effettivo importo pro-capite) ha palesemente la mera funzione di spot elettorale e tale è stato unanimemente riconosciuto, persino da Repubblica l'organo di stampa del renzismo..
Si tratta cioè dell'unico atto concreto in grado di spostare il voto popolare, nella competizione delle Europee decisiva per il futuro di Renzi, in mezzo ad un mare di annunci e di titoli che comprendono di tutto e di più: il lavoro e le riforme istituzionali, gli F35 e i segreti sulle stragi, la burocrazia ed i costi della politica.
80 euro al mese per avere la legittimazione elettorale per portare a conclusione la svoltaautoritaria e proseguire/implementare quelle politiche liberiste che stanno distruggendo l'Italia.
E' la pubblicazione periodica dei dati statistici – sulla disoccupazione, sulla povertà, sulla distribuzione della ricchezza, sul debito, sul calo del PIL e dei consumi, sulla chiusura delle imprese – che riporta tutti alla realtà e dimostra l'insufficienza, l'inefficacia e l'inadeguatezza delle politiche renziane ed il fallimento dei governi di salvezza nazionale degli ultimi anni promossi da Napolitano in ossequio ai voleri della Troika e sostenuti dal PD, da Berlusconi e dall'arcipelago centrista con la servile benevolenza dei cosiddetti 'giornaloni' (Repubblica, Corriere, La Stampa).

domenica 20 aprile 2014

LA VIOLENZA E LA RAGIONE, LA SPIRITUALITÀ E LA RABBIA

 
acqua-india-gange
di Giandiego Marigo
FACCIAMOLI QUINDI ANCHE QUESTI DISCORSI DIFFICILI!
Leggo di molti, compagni, anche fra quelli che più amo e mi sono vicini, che manifestano la necessità impellente ed un poco rabbiosa di un cambiamento e tutta la loro scontentezza per il fatto ch'esso tardi o non si prospetti affatto all'orizzonte.
Leggo della convinzione che questa rabbia debba sfociare in una manifestazione palese di ribellione anche violenta.
Alla mia convinzione ed affermazione che la prossima rivoluzione debba essere , soprattutto d'ordine spirituale, questi compagni rispondono, molto spesso, ricordandomi che il potere non rinuncierà a se stesso e non ha alcuna intenzione né di cedere né tantomeno di concedere.
Grazie! Ne sono perfettamente cosciente.
Così come sono cosciente del fatto che, alla resa dei conti, questo stesso potere metterà in campo tutte le sue possibilità e qualità repressive. Eppure permane in me la convinzione che la scelta non violenta e la ricerca della maturazione spirituale debbano essere premesse di fondo … ossature e fondamento del nuovo pensiero progressista.
Vengo da lontano ed ho assistito (ed io stesso ne sono stato parte ed interprete) a come la convinzione che la forza e la violenza fossero , in qualche modo , utili, propedeutiche e necessarie abbia trascinato il movimento , e non solo una volta, in un gorgo da cui sono usciti vincitori solamente i forti, i violenti e gli incazzati, mentre i visionari e gli spiritualisti veniveno emarginati e silenziati … in attesa di tempi migliori.
Perché il bello, il sacro ed il buono, l'alternativa culturale, la canzone e lo sberleffo sono relegati ai tempi in cui si può … ai tempi in cui non esista l'esigenza del resistere, del difendere, del riconquistare, del salvare.
È un errore che abbiamo già compiuto, a mio parere, e ben più di una volta.
Eppure, ripensandoci, è palese come il modello prodotto dall'uso e dall'abuso la violenza, non sia e non possa essere, mai, un modello alternativo a questo sistema perchè esso stesso è fondato sulla violenza, la chiama e se ne nutre. Così come sulla prevaricazione, l'affermazione di forza, la misurazione muscolare, la selezione del migliore e dell'addatto.
Questo significa, forse, non credere nella forza, nella mobilitazione oppure rinunciare alla lotta ed all'affermazione delle nostre idee e della nostra visione? Niente affatto, non ha nulla a che vedere con la radicalità, con la convinzione e nemmeno con la coscienza della violenza infinita del capitalismo. Non è vuoto e stucchevole pacifismo di maniera.
Significa solamente lasciare al potere l'appannaggio della violenza senza senso ed accettare il rischio di subirla.
Perché e di due visioni alternative di mondo a confronto quello di cui stiamo parlando.
Di due modi d'intendere e di vedere
Di due filosofie e spiritualità differenti che partono da premesse diverse e non omogeneizzabili.
Non esiste possibilità di confusione perché l'una viaggia verticalmente e l'altra orizzontalmente l'una si propaga linearmente l'altra circolarmente … sono postulati, premesse che non potranno trovare composizione.
La pratica della violenza verticalizza e rende lineare, impone visioni piramidali, dicotomizza il forte dal debole, preferendo e privilegiandoi il primo.
Quindi obbliga la mente e l'anima in un cunicolo che può solo portare ad un pensiero “sistemico” e piramidale quindi di negazione della visione altra di cui tutti parliamo e che è premessa d'un mondo diverso.
Non esiste cambiamento se non partendo da queste acquisizioni, queste affermazioni non sono opinabili se non al prezzo di accettare una logica dualistica e di contrapposizine tipica della propaganda e della flosofia del potere.
Mi rendo conto di affrontare un ulteriore scoglio, nel “pensiero di sinistra”, mi rendo conto di mettere in discussione quel “potere che nasce dalla canna del fucile” tanto caro a moltissimi “intellettuali conseguenti.
Mi rendo conto che moltissimi non saranno d'accordo con me.
È molto difficile abbandonare questa convinzione, che è parte, però, delle ragioni fallimentari della nostra storia.
Questa violenza necessaria che non ha mai compreso esattamente come dove e quando fermarsi, finendo sempre con l'accompagnare delle elite a sostituirne delle altre, mantenedo, però, intatto il “rapporto di potere” , le sue funzionalità pratiche ed il suo “percorso di propagazione” e quindi privilegaindo la sostituzione al cambiamento.
È anche per questo che nei nostri esperimenti così spesso riproduciamo gli errori che abbiamo commessi sin qui, perché siamo intrisi d'una cultura e d'una filosofia sistemici e non accettiamo il prezzo d'una visione realmente altra.
Che sappia porre, davvero, premesse filosofico-etico-spirituali completamente diverse da quelle che ci hanno fatto crescere e ci “controllano” in questo sistema.
Senza alcun dubbio , a mio umilissimo ed inutile parere, l'uso e l'abuso della violenza e la convinzione ch'essa sia indispensabile all'affermazione del cambiamento è una di queste “malformazioni” , di questi “errori di postulazione” che commettiamo.

sabato 19 aprile 2014

Il partito unico del malaffare


Il patto Renzi-Berlusconi visto da Luca Peruzzi

di Maurizio Zaffarano

Io faccio parte di coloro i quali pensavano fino a qualche anno fa che esistessero i 'cattivi' (Berlusconi e la sua corte dei miracoli, i suoi alleati clericali e fascisti, la Lega) ed i 'buoni' (l'Ulivo, Prodi, la Sinistra, il giornale Repubblica) che difendevano la Costituzione, lo stato di diritto, il welfare. A dire il vero non proprio i 'buoni' ma almeno qualcosa di presentabile, di sufficientemente decente, il meno peggio che, pur consapevoli del doppio gioco che veniva praticato, era impossibile non votare.
Poi il tempo e la realtà dei fatti e degli atti politici mi ha riportato sulla Terra. Almeno dal 2008, dalla crisi del secondo governo Prodi e della nascita del PD veltroniano. L'appoggio del PD, con sguaiato cinismo, insieme a Berlusconi al governo della macelleria sociale di Mario Monti ha disvelato appieno la vera natura di quella falsa sinistra espressione non dei fautori di un'alternativa progressista ma semplice fazione del sistema dominante. La fazione del capitalismo finanziario contrapposta al capitalismo nazionale berlusconiano.
Due pezzi del sistema di potere che oggi si ritrovano esplicitamente uniti, come scrive Contropiano, nel partito unico di Renzi.
A ciò che scrive Contropiano aggiungerei però qualcosa in più. Se in un sistema capitalistico in generale è sempre più labile il confine tra economia esercitata alla luce del sole ed economia illegale e criminale, nella società italiana il rapporto tra queste due sfere assume un legame ed una interconnessione clamorosa ed evidente.
Il programma del partito unico di Renzi non è solo il programma liberista e antidemocratico della J.P. Morgan ma trova inevitabilmente - nel suo carattere oligarchico, antisociale e classista costruito su opache alleanze politiche e sociali - il consenso anche di lobbies, massonerie, mafie, grandi evasori, corrotti e corruttori, inquinatori e cementificatori del territorio.

domenica 13 aprile 2014

Perché votare l'Altra Europa con Tsipras alle elezioni europee


di Maurizio Zaffarano

Siamo tutti consapevoli della drammatica crisi economica e sociale che stiamo vivendo in Italia ed in Europa e che vede nel massacro sociale a cui è stato sottoposto il popolo greco la sua punta più indegna e più vergognosa.
L'aspetto paradossale è che la crisi nasce dal liberismo, dalla deregulation dei mercati finanziari internazionali che nel momento dell'esplosione della bolla speculativa ha trascinato nel baratro prima colossi bancari mondiali e poi le finanze degli stessi Stati nazionali, ma è con massicce dosi di liberismo che si pretende di curarla.
In Italia si è passati dal campione del capitalismo liberista-nazionale Berlusconi a quello del capitalismo liberista-finanziario Mario Monti per arrivare, dopo la scialba esperienza attendista di Enrico Letta, al liberismo-populista di Matteo Renzi, autentica macchina da guerra del marketing politico. La dimostrazione che oggi in Italia il sistema capitalista ha bisogno di ritrovare nel voto la legittimazione del proprio dominio e dei massacri sociali che sta operando e che intende operare.

Opporsi alle politiche dell'Unione Europea da sinistra e non da destra. E' indispensabile opporsi alle politiche dell'Unione Europea di cui il PD è in Italia il fedele esecutore ma stando bene attenti a non confondersi con le destre populiste che attaccano euro ed Istituzioni comunitarie cavalcando egoismi nazionali, razzismo e xenofobia, predisponendosi ad attentare ai diritti civili e del lavoro, riproponendo, con le armi della svalutazione competitiva e del protezionismo, la stessa pretesa 'terra promessa' capitalista dei liberisti fondata su impresa privata, mercato, crescita e consumi infiniti, competizione, abolizione delle regole. L'Altra Europa con Tsipras, nella sua visione alternativa, prospetta invece intervento pubblico nell'economia, beni comuni, riconversione ecologica delle attività produttive e salvaguardia del territorio, giustizia sociale ed eguaglianza, solidarietà tra i popoli, internazionalismo, difesa dei diritti civili e del lavoro. Se non è pensabile che la candidatura Tsipras possa risultare vincente per la carica di Presidente della Commissione europea è però indiscutibile che tanto più ampio sarà il consenso che riuscirà a conquistare alle elezioni tanto più sarà in grado di influenzare da sinistra le politiche della maggioranza PSE-PPE impedendo che queste si ritrovino le destre estreme come unici interlocutori ed oppositori risultandone inesorabilmente condizionati.

Contrastare le politiche di Renzi costruendo in Italia uno spazio politico alternativo di Sinistra. Chi vuole esprimere un messaggio politicamente corretto, anche tra i sostenitori della Lista Tsipras, ci dice che il voto del prossimo 25 maggio è un voto per l'Europa e non l'Italia, perché è ormai nelle istituzioni europee che si prendono le decisioni fondamentali per i cittadini del vecchio continente. In realtà di fronte a Matteo Renzi che cerca con il voto per le europee di ottenere la legittimazione popolare per il proprio mandato 'costituente' la preferenza che si esprime per la Lista Tsipras ha anzitutto il valore di dire no al progetto politico del parolaio fiorentino: no alla svolta autoritaria dell'Italicum e della controriforma costituzionale, no al jobs act, no allo smantellamento del welfare e del pubblico. Un significativo successo della Lista Tsipras (pur con tutti i limiti e i difetti che la contraddistinguono e che sarebbe ingenuo ignorare) può consentire l'inizio di una nuova stagione politica in Italia, aprire la prospettiva della costruzione di un'alternativa di Sinistra, sventare il tentativo di Renzi di cancellare nel nostro Paese tutto ciò che resta della democrazia (almeno di quella 'nominale'). Da questo punto di vista non è vero che il voto è inutile e che l'astensione è la più efficace forma di opposizione. La propaganda con cui il mainstream informativo si appresta ad inondarci si fonda sulle percentuali di voto conseguite e riduce e minimizza l'astensione a mero dato sociologico. Per questo, per impedire a Renzi ed al PD di apparire come l'unico vincitore (anche se solo per la rinuncia ad esprimere la propria preferenza da parte di chi lo contrasta) è utile ogni voto dato alla lista Tsipras.

Sostenere Tsipras e Syriza per la Grecia e per l'Europa. L'Unione Europea non ha imposto le proprie politiche liberiste con la forza delle armi ma per la volontà delle classi dirigenti delle nazioni che la compongono. Come scrive Brancaccio in troppi sono condizionati dall'illusione del vincolo esterno dell'Europa: il “ce lo chiede l'Europa” nella visione del capitalismo liberista come presupposto della modernizzazione ed il “via dall'Europa” quale condizione indispensabile degli antieuropeisti per riconquistare democrazia e giustizia sociale. Secondo costoro nulla si può fare senza questa Europa o con questa Europa. Per rovesciare le politiche dell'Unione Europea che non ha un'identità in sé se non come somma algebrica delle politiche degli Stati che la compongono è indispensabile che cambino gli equilibri politici a livello nazionale: la Sinistra - quella vera e non quella falsa e truffaldina di Renzi, di Hollande, di Zapatero o della SPD tedesca - deve diventare maggioranza in Italia, in Francia, in Spagna, in Germania. La candidatura di Alexis Tsipras, il leader di Syriza il partito della sinistra radicale greca, alla Commissione Europea può aiutarlo a vincere le elezioni politiche nazionali in quanto un consistente consenso raggiunto a livello europeo non può che accrescerne credibilità e prestigio nel suo Paese. Se la Grecia è stata la cavia su cui sono state applicate e sperimentate le politiche della macelleria sociale liberista, la Grecia può diventare l'esempio di come si esce dalla crisi da sinistra e di come ci si oppone da sinistra ai diktat europei. Un modello concreto da imitare per gli altri Paesi in crisi che può scatenare un effetto domino tale da cambiare radicalmente le politiche europee.



venerdì 11 aprile 2014

Sanità pubblica inefficiente e sanità privata criminale


Pier Paolo Brega Massone
di Maurizio Zaffarano

La sanità pubblica consegnata all'inefficienza e alla disorganizzazione da una precisa e dolosa volontà politica serve solo a favorire una sanità privata che inesorabilmente assume un carattere truffaldino e criminale.
E' fin troppo facile portare elementi (solo alcuni) che disegnano il quadro di questa sanità criminale: big pharma, le truffe sugli appalti ed i rimborsi sanitari ai fornitori privati che hanno riguardato tutte le regioni italiane con all'apice la Lombardia di Formigoni e del San Raffaele di Don Verzé, la Santa Rita di Milano – la clinica degli orrori – il cui primario di chirurgia toracica Pier Paolo Brega Massone, dopo un'altra condanna a 15 anni per truffa e lesioni, si è visto infliggere in primo grado la pena dell'ergastolo con l'accusa di aver crudelmente ucciso e provocato gravissime mutilazioni ai propri malati effettuando interventi inutili al solo scopo di 'monetizzare' i pagamenti del sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata, l'ultimo caso – solo in ordine di tempo – della Residenza Sanitaria Assistenziale di Savona in cui gli operatori sanitari, trasformatisi negli aguzzini di un lager, massacravano di botte disabili e malati di mente.
Chi non è più giovanissimo ricorderà la vicenda Poggiolini e la diffusione, per la dolosa assenza dei dovuti controlli, di epidemie attraverso emoderivati infetti.
La domanda che fa Gino Strada ("perché un intervento che ad Emergency costa 1.750 euro viene pagato dal Servizio sanitario agli ospedali e alle cliniche convenzionate 20.000 euro?") chiarisce in modo inequivocabile le dimensioni della truffa che è stata organizzata sulla salute dei cittadini e a danno dei cittadini.
Il privato che opera nella sanità raggiunge tanti più profitti quanto più sono maggiori la vendita di farmaci, le prestazioni specialistiche, i ricoveri: più malati e più malattie (al punto da arrivare ad “inventarli”) per avere più guadagni. E tanti più profitti quanto più su riducono i costi, in particolare del personale sanitario e della loro professionalità. Il privato si pone dunque intrinsecamente in contrasto con il bene pubblico e l'interesse comune.
Ricordiamocene quando ci dicono a reti unificate che il 'privato' è bello ed efficiente ed il 'pubblico' la rovina delle nostre finanze.


martedì 8 aprile 2014

C'era una volta lo spread. La crisi invece è rimasta


Renzi e Napolitano secondo Luca Peruzzi
di Maurizio Zaffarano

Il format consolidato del sistema dell'informazione (almeno di quello italiano) è quello di cavalcare per un certo periodo un determinato argomento e di presentarlo come il problema decisivo per i destini del mondo. Ovviamente fa parte del più bieco complottismo il solo ipotizzare che esista una regia unica dei mezzi di comunicazione di massa nell'enfatizzare con tutte le risorse a disposizione, a comando e stando bene attenti a non disturbare il Potere, questo o quel tema ma dall'osservazione della realtà dei fatti diventa difficile pensare il contrario.
Vado a memoria: le troppe tasse, la corruzione, le ruberie della casta dei politici, il femminicidio, i suicidi per la crisi, la criminalità di strada, i pirati della strada possibilmente rom o extracomunitari, i disastri 'naturali', l'immigrazione e via discorrendo. In assenza di meglio e nei periodi morti ci si avventa sui casi di cronaca: omicidi maturati nell'ambito familiare o a sfondo sessuale.
Tralasciando i casi di cronaca nera, si tratta evidentemente di fenomeni di straordinaria gravità ed importanza: il fatto inquietante (oltre all'approccio subdolo e truffaldino con cui vengono trattati) è però che i problemi non vengono risolti ma da un certo momento in poi diventano questioni marginali e che non meritano più le prime pagine.

sabato 5 aprile 2014

SE UN'ALLEANZA, DI FATTO, FRA M5S E SINISTRA RADICALE SIA POSSIBILE



di Giandiego Marigo

Premetto! Io , non ipotizzo, ci ho provato!,
Sino a candidarmi per le regionali lombarde. Onestamente!
Checchè ne pensino i miei ex-amici, pronto a rispondere in ogni momento, secondo le regole interne, alle molto presunte, circolarità ed orizzontalità del Movimemto, senza secondi fini, convinto che in queste pratiche stesse la chiave che giustificava ed attenuava le numerosissime ambiguità del movimento stesso.
L'ho scritto e dichiarato pubblicamente, che la grande forza di questo movimento stesse proprio lì, in una orizzontalità faticosamente praticata a dispetto, persino, di una dirigenza discutibile e grandissimamente ambigua. Ed è l'aver verificato quanto questo non fosse reale ma strumentale che mi ha portato ad uscirne
Per la prima volta dopo anni, mettendomi in gioco in prima persona. Convinto che pur nell'indeterminatezza d'un movimento che , a parole, non vuol essere né di destra né di sinistra, fosse possibile nelle pratiche e nei comportamenti, nelle premesse e negli esempi portare avanti una reale alternativa asistemica e in definitiva anti-capitalistica (sebbene non palesemente dichiarata).
Dico questo non per giustificare i miei errori di valutazione, che sono miei, come i conti che ci faccio ed ai quali, in fondo, non credo, dobbiamo essere come acqua e saper scorrere, laddove l'acqua corre, non foss'altro che per vedere cosa succede. Io non sono mai venuto meno al mio pensiero libertario ed alla mia vicinanza con il “Movimento RadicalSocialista”.
Lo dico, quindi, solo per far comprendere che parlo per conoscenza diretta e non per oipinione gratuita. Così come tendono a liquidare tutte le critiche i grillini D.O.C.
Non credo assolutamente possibile un'alleanza diretta, non è nelle intenzioni e nelle corde di M5S, assolutamente incapace della raffinatezza politica necessaria ad un'alleanza reale. Non è nei suoi interessi ed a mio parere , nemmeno nelle sue finalità.
Non è, infatti, interesse di M5S modificare questo sistema, solo moralizzarlo o quantomeno far credere che esista questa possibilità. Il suo fine e distruggere la sinistra, non rafforzarla e men che meno salvarla. Fra un sistema capitalistico ed uno socialista, qualsiasi grillino opterebbe per il primo.
M5S sostiene di essere “sopra”, ma, nella pratica, è molto più portato ad una critica feroce a sinistra, piuttosto che a destra.
Al suo interno non esiste una reale discriminante antifascista, mentre ve, n'è certamente e ben forte una anticomunista. Non vi è una pregiudiziale Laica e liberale (tanto è vero che io, personalmente, ho conosciuto attivisti antiabortisti, simpatizzanti del Movimento per la Vita). Le deviazioni razzistiche e palesemente fasciste vanno lette in questa chiave.
Mentre è fortissimo un sentimento genericamente e confusamente anti-socialista. Molti suoi militanti preferiscono palesemente, a livello di simpatia istintiva, l'Imperatore Farlocco a qualsiasi Piddino, cosa non difficile a realizzarsi dal punto di vista umano, ma pericolosa dal punto di vista politico.
Molti sostengono abbia comportamenti bivalenti, ma anche Casa Pound è ambientalista, antinuclearista, antieuropeista … persino guevarista a tratti, ma non per questo noi la definiamo ambigua o men che di destra, sono questi nostri stessi tempi e la non cultura che li contraddistingue ad essere ambigui, io credo, piuttosto che “la politica” che li rappresenta.
Non sono affatto convinto quindi che esistano le condizioni per le quali gli attivisti (che io ho conosciuto) più di prestigio (quelli della prima ora e più vicini a Grillo ed al suo fantomatico staff... gli organizzativi, che sostituiscono nei fatti la classe dirigente degli altri partiti) potranno mai essere d'accordo con una “alleanza organica” a sinistra, Non è nella loro natura, profondamente settaria, non è nelle loro corde. Qualsiasi pensiero o strategia in questo senso è destinata al fallimento.
M5S vive la realtà che lo circonda ed in particolare “la sinistra” come “blocco antagonistico”, come “nemico” e fortemente motivato nell'estinguerla, estirparla, “mandarla a casa” piuttosto che nell'ammettere di avere obbiettivi comuni.
La logica è sempre che gli altri rubino ad M5S idee e linea piuttosto che il contrario, poco importa da dove le idee provengano, se passano dal Blog di Grillo sono di Grillo.
Non dobbiamo dimenticare che lo zoccolo duro del “Movimento” è composto da fan personali del Guru, da tifosi, piuttosto che non da persone coscienti e di tali personaggi è composto in gran parte il gruppo parlamentare, fedelissimi, per convenienza o per identificazione.
L'Elogio al Dubbio è merce di sinistra, nel Movimento non esiste. Il mondo è fatto di certezze ed esse passano dal Blog di Grillo.
Ritengo quindi che le uniche “vicinanze” possibili possano essere tattiche. Sebbene io sia concorde nell'affermare, anche con forza,, che non è il Movimento il principale nemico della Sinistra, bensì il PD.
Non credo possibile, al momento ed in queste condizioni nella dirigenza M5S, pur negli ambiti ristretti d'un Bipolarismo omicida e di un sistema maggioritario ingiusto ed anticostituzionale una alleanza vera con loro. Le due Aree si elidono l'un l'altra l'una vive della crisi dell'altra, possono trovarsi sulle cose, con la massima cautela da parte della sinistra, perché anche in quello rischiano di competere ( più per volontà di M5S che non altro).
Possono confrontarsi ed incontrarsi nei territori, ma mai su una visione strategica perché da parte di M5S la mission è la fine della sinistra e la glorificazione del suo Santo Guru.
Non a caso essi non concepiscono nemmeno qualche cosa che possa essere diverso da loro se non come parte di quello che è da sanare o distruggere, a nessun livello.

Una candidatura che non sia interna al movimento, per esempio, non sarebbe possibile (non che entrare in M5S e guidare una candidatura dall'interno sia difficile, anzi, ma solo come candidatura interna, basta essere un gruppo organizzato e ripetere a pappagallo le quattro o cinque regolette irrinunciabili, la destra romana e parte di quella nazionale lo hanno capito benissimo). Una lista mista resta, per loro, inconcepibile e materialmente impossibile  certamente non con il loro simbolo e con i crismi dell'ufficialità e con la benedizione dello staff (elemento indispensabile per ogni grillino che si rispetti).
Se, come credo, la tenzone si svolgerà, da qui in avanti sui territori è palese , a mio umilissimo parere che, solo con una definizione netta del “pensiero e della cultura di sinistra”, con un rafforzamento dell'AreA di Progresso e Civiltà questo si realizzerà e vedrà, a sinistra, qualche speranza.
Quest'AreA, sarebbe bene ripeterlo a nastro, non è M5S, come loro pensano, ma che è composta anche da molti, moltissimi, forse persino troppi, che l'assenza di una reale opposizione al sistema ha trascinato di là (era per questa grande massa che io avevo deciso di andare a vedere le loro carte). SOLO UNA SINISTRA FORTE E CON UNA “CULTURA” DEFINITA E POSSENTE POTREBBE PERMETTERSI UNA PROMISCUITÀ, SULLE COSE E SUGLI OBBIETTIVI E DICIAMOLO SAREBBE, COMUNQUE, PREFERIBILE AD ALCUNE AMBIGUE E SUICIDE “VICINANZE” LOCALI E NAZIONALI CON IL PD.