domenica 30 novembre 2014

Sinistra: ispirarsi a Podemos e Syriza o riciclare Cofferati e Prodi?



Personalmente sono arrivato ad una conclusione: per arrivare alla costruzione di un Soggetto Politico Unitario della Sinistra di Alternativa è necessaria una sorta di amnistia ideale e politica. Serve cioè abbandonare vecchie divisioni, spesso fondate sul nulla, e antichi rancori e perdonarci reciprocamente gli errori che tanti di noi hanno fatto. Molti di noi, come elettori, devono perdonarsi di aver votato il centrosinistra e l'Ulivo, di aver pensato che Veltroni fosse migliore di D'Alema o che Prodi facesse una politica radicalmente diversa da Berlusconi, che Franco Turigliatto e Fernando Rossi fossero dei traditori perché mettevano in crisi la maggioranza prodiana votando no al rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan, di esser passati attraverso Di Pietro e Grillo sperando che lì potesse nascere un qualche cambiamento o almeno una opposizione sostanziale al sistema. Dovremmo persino perdonare chi ha votato e sostenuto la coalizione di Bersani Italia Bene Comune (e tra questi Barbara Spinelli), pure se era manifesto il suo carattere tutto interno al pensiero unico dell'austerità liberista.
Per noi che siamo estranei alla logica iconoclasta e della tabula rasa del grillismo (una logica primitiva perché attribuisce tutte le colpe alle deviazioni soggettive e non alle condizioni oggettive del sistema), per noi che consideriamo la politica ed il fare politica parole e funzioni nobili e non qualcosa di cui ci si debba vergognare ben venga il contributo di idee e di esperienze da parte di chi (purché immune da accuse di corruzione e malversazione) ha riconosciuto gli errori commessi in passato stando dentro le Istituzioni rappresentative, negli organi dirigenti dei partiti, alla guida di Enti Locali.
Ad una condizione però: che costoro rinuncino alle poltrone di prima fila ed accettino di dare il proprio contributo, almeno per un po' di tempo, stando nell'ombra e nelle retrovie.

sabato 29 novembre 2014

DUBITO ... E SCUSATE IL DISSENSO


di giandiego
Mi sia permesso il dubitare, anche se l'ultimo grido della moda Gauche, sembra essere che qualora si individui (chi individua?) un filone , apparentemente comune, si debba aderirvi, d'accordo o meno... nel superiore nome ed interesse dell'unità.
L'obbedienza cieca non è di sinistra, non mi appartiene, non credo sia la soluzione. Ritenere che essa sia l'indirizzo comportamentale per una sinistra frastagliata e sparsa è stupido, oltre che supponente, a mio modestissimo parere.
Non sono affatto d'accordo, dicevo, credo piuttosto, pur essendo uno che mette al centro e che da la dignità di teoria politica di valore assoluto alla necessità dell'unità, che essa nasca dalla chiarezza e dalla discussione, piuttosto che dall'atteggiamento “pedissequo”.
Sono convinto che “l'atteggiamento unitario” non si misuri nel numero di sì che si dicono ad un “immaginario leader” e nemmeno dai bocconi amari che si è disposti ad ingoiare in suo nome, ma dal fatto che si “agisca e ci si comporti in modo unitario”.
Questo “ragionamento” mi deriva, in un periodo non facile per me ( lo scrivere mi pesa in questa fase) da alcune dichiarazioni “estremamente discutibili” da un paio di “Leader immaginari” d'area , innegabilmente, tsiprasiana (più o meno).
Mi riferisco alle dichiarazioni di Landini a proposito delle trivelle in Sicilia ed a quelle di Vendola attorno all'invenzione della Leopolda de no' artri “Human Factor” (si noti la raffinatezza dell'uso dell'inglese) che dichiara la volontà della “Sinistra di Vendola” (già lui l'ha sempre intesa in modo molto personale) di Battere Renzi (udite..udite) con Landini & Prodi.
Come dicevo all'inizio, permettetemi di dissentire e di dubitare.
Cominciamo da Landini, che ci ammannisce quest'altra perla … nel nome del Lavoro, secondo la quale si dovrebbero appoggiare le trivelle A) perchè danno lavoro B) perchè forniscono, a suo dire, le necessarie garanzie di scarso impatto e rispetto ambientale.
Sostanzialmente si tratta di un appiattimento, con invenzione di motivazioni sulla posizione renziana del fare ed un via libera al suo progetto di trivellare le coste italiche.
Un accomodamento in vista di future alleanze elettorali di fatto?
La lettera di GreenPeace in risposta a Landini stesso è molto efficace, pur con tutte le perplessità che il gruppo stesso ci sviluppa …
Quest'ultima dichiarazione del leader della FIOM ci chiarisce, però, il quadro.
Landini non può e non vuole rappresentare la risposta di un'AreA di reale alternativa.
Non vuole o non può immaginare un mondo diverso da questo, non vuole o non può tratteggiare una società che si muova su un paradigma diverso da quello che stiamo “drammaticamente” praticando.
Questa sua incapacità od impossibilità lo rende uno dei tanti, innumerevoli “meno peggio” che la sinistra italica ha praticato in questi ultimi anni, collezionando in tal modo fallimento su fallimento.
Egli vede uno sviluppo che si muove e si articola da quel che c'è, cioè non discute il modello capitalistico della società e le sue brutture, ma ne tratta i correttivi ad ipotetico vantaggio dei lavoratori.
È la medesima logica che conserva l'ILVA perchè dà lavoro, che tratta la salute, che monetizza la distruzione ambientale . La logica suicida con la quale i comuni si sono fatti pagare in rotonde il disastro ambientale della cementificazione a vuoto della grande logistica, quella che ha richiesto contropartite in parchi gioco alla creazione di inceneritori e discariche. Quella che monetizza la salute dei lavoratori in fabbrica.
La logica delle parole che non corrispondono alle azioni … la logica della trattativa, che pur avendo la sua utilità non può e non deve essere applicata quando si parli di linee di prospettiva e di proposizione, di visione, di proposte di progresso reale. del progetto di un mondo e di uno sviluppo altro ed alternativo a questo sistema ed a questo progetto. 
In questo Landini soffre tutto il poco che la CGIL è, a questo livello e tutti i limiti dei sindacati su questo argomento.
Malattia, per altro, di cui la sinistra radicale tutta soffre da tempo.
Questa sua incapacità lo rende inadeguato al ruolo di leader di una sinistra d'alternativa.
Io, per esempio, non potrei mai, a nessun prezzo, condividere questa sua dichiarazione, e sono molto, molto perplesso dal fatto che egli l'abbia fatta. Ed io non sono un estremista e nemmeno un talebano, anzi, molti mi definiscono moderato.
Come spiritualista non potrei accettare una premessa che giustifichi la distruzione sistematica della natura e del Pianeta Vivente in nome di un petrolio che è già in esaurimento da sempre, che continui a supporre l'impossibilità di liberarsi dalla schiavitù degli idrocarburi., così come non posso accettare questo sistema che ha prodotto tanti e tali disastri e non posso accettare che il leader della mia sinistra ipotizzi lo sdoganamento delle trivelle, del fracking, della ricerca disperata del petrolio difficile. della distruzione delle coste e l'inquinamento del mare.
La scelta di un modello di sviluppo alternativo al disastro capitalistico ed occidentale , deve essere assolutamente chiara, è a mio umilissimo (ed ovviamente inutile) parere una delle linee di demarcazione fra progressismo (utile) e conservazione (pseudo modernista).
Il mio disaccordo quindi sulla dichiarazione Vendoliana (secondo punto in analisi) viene di conseguenza.
Prodi è l'uomo che ha “sdoganato” l'euro promettendoci che avremmo, grazie alla moneta unica, lavorato tre giorni e guadagnato per sei … è stato con D'Alema l'iniziatore dell'attacco ai diritti dei lavoratori e uno dei principali interpreti dell'affossamento dell'art.18 (quello originale).
Prodi è un democristiano assoluto … e proporlo in pariglia a Landini come Anti Renzi è “la solita minestra” del “meno peggio” che tanto male ha fatto alla sinistra e che l'ha accompagnata in questo angolo a credibilità nulla.
Il fatto, purtroppo, che queste eventualità siano accarezzate da molti “addetti ai lavori”, abituati ed assuefatti alla logica già citata del Meno Peggio, forse avvicinerà il partito dei Vendola, Landini e Prodi dei Ferrero e dei Civati, ma allontana a mio ancora una volta umile parere l'Area di Progresso e Civiltà

mercoledì 26 novembre 2014

Sinistra: tre cose da fare. Subito!



Ci sono almeno due cose che proprio non vanno giù a quel tanto o poco che resta del popolo della Sinistra.
Anzitutto che non riesca a costituirsi un forte soggetto politico unitario della Sinistra, pur in una situazione di terribile crisi economica causata ed aggravata dalle politiche liberiste e di austerità ed in una fase di attacco finale - condotta da Renzi con la definitiva svolta a destra del PD - ai diritti dei lavoratori, allo Stato sociale, ai principi costituzionali su cui è stata fondata la Repubblica nata della Resistenza.
E poi che l'Italia sia l'unico Paese in Europa a non avere una Sinistra degna di questo nome: in Spagna e Grecia Podemos e Syriza sono in testa nei sondaggi. E nel resto d'Europa – ad esempio in Francia e Germania con la Gauche e la Linke – le Sinistre mantengono una presenza certo largamente minoritaria ma comunque dignitosamente concreta.

In Italia, dopo i fallimenti ed i tradimenti del centrosinistra ulivista, l'urgenza di costituire un forte soggetto politico unitario di Alternativa è evidente da anni e avvalorata da ogni passaggio dell'involuzione centrista o peggio destrorsa di coloro che hanno nominalmente ricevuto, dilapidandola ed infangandola, l'eredità del vecchio PCI: ne abbiamo avvertito il bisogno di fronte alla pretesa maggioritaria del PD di Veltroni (che sbatteva le porte in faccia alle formazioni della Sinistra radicale mentre inciuciava con Berlusconi), al lungo corteggiamento al postfascista Fini in virtù della sua fronda interna alla maggioranza berlusconiana, all'appoggio del PD di Bersani – in accordo con Berlusconi - al governo del massacro sociale di Monti e della Fornero (con il voto al pareggio di bilancio in Costituzione ed alle controriforme dell'articolo 18 e delle pensioni), al dopo elezioni 2013 con la rielezione di Napolitano (il peggior Presidente della storia repubblicana preferito a Rodotà) e con la sostanziale condivisione delle responsabilità di governo, con Letta e poi con Renzi, tra PD e Forza Italia il cui effetto è stato il contemporaneo ulteriore attacco ai diritti sociali ed ai principi democratici e del pluralismo politico sanciti dalla Costituzione.
Questo Soggetto Unitario doveva formarsi almeno tre anni fa, due anni fa, un anno fa ed ogni volta si è atteso l'approssimarsi delle elezioni per raffazzonare improbabili cartelli elettorali senza alcuna possibilità, per la scarsa incisività della proposta politica ed il poco tempo a disposizione per farsi conoscere dei cittadini, per assumere un ruolo rilevante nel quadro politico.
Dopo l'esperienza (contraddittoria) della Lista Tsipras e le speranze che comunque aveva suscitato, stiamo ancora, dopo sei mesi dalle elezioni europee, al nulla: alla speranza della discesa in politica di Landini, all'attesa della scissione della cosiddetta sinistra piddina (i cui esponenti, su cui peraltro gravano responsabilità politiche e morali grosse come macigni, non hanno palesemente alcuna intenzione di rinunciare alla propria comoda poltrona), alle inutili speranze (coltivate da chi nasconde disonestà politica ed intellettuale) di poter condizionare Renzi dall'interno della sua maggioranza, alla vaghezza delle elucubrazioni sulla forma partito dei settantenni - ex Lotta Continua – Viale e Revelli, alla promessa di Paolo Ferrero, sempre più subalterno nei confronti degli “intellettuali” ed incapace di dare un ruolo attivo e propositivo a Rifondazione Comunista, di ricominciare fra due mesi il processo unitario.
Scrive Santiago Alba Rico, uno dei più autorevoli intellettuali che hanno firmato il manifesto che è stato all’origine dell’esperienza di Podemos: “Per fronteggiare questa offensiva (quella del 'sistema' ndr) sono necessari tre elementi fondamentali: una leadership democratica, intelligente e convincente, una militanza ben preparata e capace di abbandonare la mentalità di minoranza marginale e, soprattutto, le maggioranze sociali, obiettivo che si può conseguire solo se si rende chiara in ogni istante, in ogni gesto, in ogni misura, la rottura etica, politica e culturale con il regime. Il tempo corre a nostro favore; il tempo ci vola contro. “
Be' in Italia non abbiamo avuto un movimento di massa come quello degli Indignados da cui è derivato Podemos, in Italia abbiamo mafie, corruzione, familismo, voto di scambio, economia in nero, clericalismo, un sistema dell'informazione quasi completamente asservito al potere. I movimenti sociali di base che i Viale e Revelli immaginano come fondamenta di un movimento politico che nasca per iniziativa dal basso sono movimenti di nicchia, senza un seguito di massa. E lo dimostrano i risultati elettorali ridicoli che le liste espressione di questi movimenti riescono a conseguire. E' molto più adattabile alla nostra realtà piuttosto il “modello” Syriza con la federazione di tanti piccoli soggetti in precedenza dilaniati da conflitti e divisioni.
Partiamo allora dalla concreta realtà italiana e cerchiamo di trarre insegnamento, per quanto possibile, dalle esperienze che ci vengono dal resto d'Europa: da Podemos, da Syriza, dalla Linke, da Izquierda Unida, dal Front de Gauche. E si devono fare dunque tre cose. Subito.

Primo. Nell'area di Sinistra che si considera pregiudizialmente alternativa al PD il problema non sono tanto le divergenze sui contenuti ma quelle sulla forma organizzativa e sulle modalità di designazione della leadership. Bisogna dunque avviare un processo costituente in cui i delegati designati a costituirne l'organizzazione e a scriverne il programma vengano eletti, con il principio una testa un voto, da coloro che aderiscono al nuovo soggetto politico. Eleggere democraticamente, dopo un ampio dibattito ed un confronto partecipato, i delegati della Costituente, senza inseguire incontrollabili pratiche assembleari e fumosi riferimenti ad iniziative dal basso che nascondono la pretesa di alcuni di avere saldamente in mano la direzione del nuovo soggetto politico, significa attivare, confutando i sospetti di soluzioni già decise in partenza, tutte le passioni, le militanze, le energie, le anime diverse (si tratti di partiti o movimenti, di soggetti piccolissimi o meno piccoli non ha importanza) che compongono la Sinistra. Nell'appello di Curzio Maltese, apparentemente generoso e sensato, manca tutto questo. E' facile offrire lo scioglimento di una Lista Tsipras che non esiste come organizzazione per imporlo anche alle altre componenti quale condizione per avviare il processo unitario; mettere una pregiudiziale europeista comporta tagliare fuori importanti forze che invece dovrebbero essere ad ogni costo coinvolte. E non è forse un caso che si tratti di colui che da editorialista di Repubblica, uno dei principali giornali di sostegno al regime, fu catapultato per volontà degli “intellettuali” come uno dei capilista dell'Altra Europa con Tsipras alle Europee.

Secondo. Definire il più presto possibile un nome (Sinistra Unita è così strano o dobbiamo continuare con la follia comunicativa di un partito italiano che si autodefinisce lista Tsipras?), un simbolo, uno o due portavoce mediaticamente efficaci (in grado almeno di far dimenticare le performance televisive di Barbara Spinelli all'epoca delle elezioni europee) che aiutino a far conoscere ai cittadini i contenuti della proposta politica. Il minimo sindacale cioè in termini di comunicazione politica che obblighi nel contempo chi fa i sondaggi elettorali a considerare anche noi. Magari si tratta di cose che a noi di Sinistra ripugnano o che disdegniamo ma questo è il mondo in cui viviamo e non possiamo continuare a far finta che non sia così, non possiamo poi esaltare Tsipras o Iglesisas mentre si demonizza la possibilità che emerga un leader italiano. Una proposta nazionale riconoscibile serve da traino indispensabile anche nelle elezioni locali e da queste può venire, a loro volta, un ritorno di visibilità, di consensi, di partecipazione popolare.

Terzo. Rispetto alle caratteristiche della società italiana in cui sono così forti l'individualismo, il familismo, l'opportunismo, la tendenza al disimpegno e tutti quei fattori che distorcono la formazione dell'opinione pubblica che più sopra ho richiamato, è assurdo pensare di riconquistare centralità politica con i media e con i talk show. Questi sponsorizzano coloro che sono funzionali al sistema e la recente ascesa di Salvini e della Lega ne sono la dimostrazione. E bastano 80 euro per influenzare in modo decisivo gli esiti elettorali. La Sinistra, la natura stesso del suo progetto politico, culturale, economico e sociale ha bisogno di una presenza originale, autonoma, capillarmente diffusa sul territorio. Non le vecchie sezioni dove i reduci delle mille esperienze, anche nobilissime, del passato discutono di massimi sistemi ma dei luoghi di incontro per e con le persone, per organizzare solidarietà e mutuo aiuto, per offrire consulenza legale e fiscale, per aiutare a riguadagnare occasioni di reddito e di lavoro. Dei “Pronto Soccorso Sociali” che facciano ad un tempo le funzioni di partito, di sindacato, di CAF, di associazione consumatori, di banche del tempo, di gruppi di acquisto solidale, di centri per l'impiego, di ambulatori medici, delle Caritas. Anche qui l'esperienza di Syriza avrebbe dovuto insegnarci qualcosa se solo la si fosse voluta leggere.

La democrazia italiana, le nostre condizioni di vita stanno subendo una letale aggressione contemporaneamente da più fronti: quello della crisi economica, quello del pieno dispiegamento dell'ideologia liberista con la cancellazione dei diritti sociali, del welfare e delle regole per preservare l'ambiente naturale, quello verso le istituzioni rappresentative ed il pluralismo politico con l'Italicum e le riforme costituzionali. Ad esse, quali ulteriori minacce, si aggiungono nei prossimi anni l'approvazione del TTIP e la possibile o probabile implosione dell'euro che, se non governata secondo gli interessi popolari, avrebbe effetti disastrosi sul nostro Paese.


Organizziamoci, eleggiamo la Costituente della Sinistra intanto con chi ci sta. SUBITO!

mercoledì 19 novembre 2014

DEL VOTO DI CIVATI E DELLE PAROLE DI FERRERO



di Giandiego Marigo
Due parole due, anche se mi rendo che servano a poco.
Anche se non sono nessuno (l'ho ripetuto anche questo sin troppe volte) e quindi esse avranno il peso di una piuma, anche se la convinzione stessa ch'esse non servano le fa essere in qualche modo disperate … leggere ed inutili.
Gli spunti da cui partirò sono due, da una parte l'ennesimo voto di fiducia al governo di Civati, dall'altra le parole di Ferrero sulla sua sinistra possibile.
È davvero desolante pensare che nessuno darà davvero peso a quel che scrivo, mi sovviene di chiedermi perchè io lo faccia, ma la risposta è sempre la medesima … una pulsione al dire...la volontà di esserci … testimonianza forse.
Temo per altro che sia , in qualche modo, anche se un poco mi infastidisce, la medesima pulsione dei molti che si alzano una mattina e creano un gruppo su Facebook per la Sinistra Unita (ce ne sono milioni ormai) e si mettono ad urlare che l'unica strada della speranza passa di lì … Non è così, lo sappiamo tutti, forse lo sa persino il nostro eroe facebukkiano.
Eppure ogni giorno nascono nuovi gruppi, ma il bisogno di esserci e di contare è grande e non si può non tenerne conto, così come io non posso smettere di scrivere anche se ogni tanto ne avrei davvero voglia.
Ferrero, tornando a lui, ci dice che la sua sinistra è questione di un paio mesi, partendo dall'esperienza delle liste per Tzipras e passando da Civati e Vendola.
Ammetto, che se questo venisse fatto, fuori da un periodo elettorale, con equità e con coerenza potrebbe persino essere interessante, ma una cosa va detta … perchè va detta!
Questa sua visione sembra non tener conto dei territori, quasi che una volta compiuto il miracolo di mettere d'accordo alcuni galletti il pollaio fosse dato per scontato …
Non è così Ferrero e mi stupisce che tu, politicante navigato ed esperto, lasci spazio ad un equivoco di questa fatta, ma alla fine la ragione sta proprio lì forse in quel “Politicante navigato ed esperto”, in quel tuo passato ministeriale prodiano, nella convinzione che sembra essersi fatta spazio dentro di te che una volta messe insieme le segreterie il resto venga, di conseguenza …
La premessa d'una nuova AreA a mio umilissimo parere (anche questo quante volte l'ho ripetuto) dovrebbe essere la circolarità e l'orizzontalità, una nuova spiritualità che invada anche i nostri rapporti personali facendoli divenire esempio
La strada da seguire è quella della Democrazia Partecipata... a parole lo dici continuamente, ma nei fatti, quando parli della tua sinistra dimentichi la gente … i territori, i movimenti ed è per questo … Ferrero, per questo errore, per questa dimenticanza che siamo qui dove siamo.
Un po' anche per colpa tua.
Con le sole segreterie ed i leader si fanno solo gli accrocchi, il farli poi con “compagni di viaggio” ambigui come Vendola e Civati ci esporrebbe al rischio di allearci con il PD un giorno ed uno no.
Senza la gente la lista Tzipras non sarebbe stata nulla, senza la speranza e la spinta dei territori avrebbe , semplicemente, fallito.
Prendiamo la strada giusta , facciamolo come si deve, va fatto … nessuno lo nega, ma c'è modo e modo … diamo respiro alla speranza, cominciamo da noi , dal modo, da come ci comportiamo.
Una parentesi poi va aperta sui “compagni di viaggio”, come dicevo prima. il che mi dà l'occasione di "giocarmi" il secondo spunto
Se ci sarà una grande mobilitazione una forza propulsiva essi saranno “controllati” ma se questo non avverrà riveleranno tutta la loro profonda ambiguità.
L'hanno dimostrata in tutti i modi, in tutti gli ambiti e non siamo tanto disperati da non vedere … abbiamo gli occhi, abbiamo le orecchie ed il cervello ci funziona ancora … a tratti forse, ma funziona.
L'Ultima perla di Civati, dopo la Fiducia Critica è stata quest'ultima “Fiducia per Forza” altro effetto comico, tutto da raccontare.
È con questo tipo di personaggi che vogliamo fare la sinistra? Sicuri?
Ho scarsissima considerazione dei leader, sono libertario ed anarchico in questo senso, ma se devo sceglierne uno … bhè pretendo palle e coerenza, e non piagnistei e dubbi amletici.
Oggi la sinistra Tziprasiana o meno, syriziana o meno, può essere solamente “Lontana dal PD” mentre il nostro “cucciolo” vagheggia ancora d'abbandoni … o forse no!
Perchè ho usato questi due spunti, perchè essi mi richiamano la sinistra che non voglio, l'errore che vorrei evitare, ma si sa, anche fra noi le icone consacrate hanno la loro importanza e senza una manciata di leader a favore di telecamera, sembra che si sia convinti di non potere andare da nessuna parte.
Ed allora mi uniformerò, pur di vedere una sinistra vera rinascere.
Detto questo però penso che nei territori si giochi la partita vera di questo “campionato”.
Non basterà unificare gli apparati, due o tre fallimenti messi insieme non fanno una vittoria.
Essi sono smunti, poco efficaci ed incisivi, scarsamente seguiti e se non proporranno contenuti e creeranno reale coinvolgimento essi finiranno ancor prima di iniziare, realizzando solo l'accrocchio di un “Grande Nulla”.
Io spero e darò, sto prodigando tutte le mie “scarse” energie, ma se continueremo a seguire le sirene dei Leader … alla caccia disperata dell'uomo del destino abbiamo fallito in partenza, perchè abbiamo scelto di partire con il piede sbagliato e questo non ci verrebbe perdonato, da chi ormai da troppo tempo sta alla finestra a guardare.
Ed ancor meno troveremmo clemenza nei “movimenti qualunquisti e d'opinione” loro sì guidati dal carisma, che non aspetterebbero altro (rispettando così la loro reale natura conservatrice) che affossare sotto una marea di risate e di sberleffi una sinistra che ha pretese europee, ma non ha popolo.

Una Cosa di Sinistra



Lo sanno anche i muri e lo capiscono anche gli asini che la prevenzione delle catastrofi in un Paese ad elevato rischio idrogeologico e sismico è una priorità assoluta ed un'emergenza ineludibile (e coloro che fanno finta di non saperlo e non capirlo sono dei disonesti, probabilmente non solo intellettualmente).
Avere a cuore il Paese e l'incolumità dei cittadini significa mettere in sicurezza il territorio e gli edifici pubblici e privati a partire da scuole ed ospedali, significa porre fine alla cementificazione e ai disboscamenti, significa risanare quelle aree come la Terra dei Fuochi o Taranto dove, per il guadagno di pochissimi, centinaia di migliaia di persone sono state condannate all'esposizione a terribili malattie, significa spingere per lo sviluppo delle rinnovabili e l'efficienza energetica anziché dare il via libera alle letali trivellazioni sotto costa che comprometteranno uno degli ultimi asset economici nazionali: il turismo.
Una grandissima opera pubblica, come scrive Salvatore Settis, fatta di tantissime piccole opere pubbliche che servono alla vita delle persone e non ad ingrassare lobbies e a consentire al politico di turno di fare passerella nella posa della prima pietra.
Una grandissima opera pubblica in grado di dare davvero lavoro a centinaia di migliaia di persone e non solo negli annunci di politicanti da strapazzo.
Non si dica che non ci sarebbero le risorse finanziarie necessarie: è solo una questione di volontà politica nelle scelte di spesa e nelle modalità di finanziamento degli impegni pubblici (basterebbe rileggere almeno il liberaldemocratico Keynes). E se uno Stato non è in grado di dare priorità alla salvezza dei propri cittadini non può essere uno Stato degno di questo nome. Tenuto conto poi che prevenire le catastrofi, ridurre incidenti e malattie, ottenere l'efficienza energetica degli edifici pubblici significa conseguire nel tempo elevati risparmi di spesa (a favore delle persone e non contro le persone come avviene quando si taglia su sanità, scuola e pensioni). Unendo poi a tutto questo la preservazione del paesaggio e delle bellezze naturali, la cura e la conservazione dei beni artistici e archeologici anche per renderli maggiormente fruibili, il ripristino della manutenzione ordinaria di strade e infrastrutture pubbliche si darebbe uno straordinario impulso all'economia turistica e culturale oltre a restituire dignità e decoro a questo Paese.
Ma si può pensare che un vasto programma di questo tipo, una volta assunte le decisioni politiche e stanziate le risorse necessarie, potrebbe realizzarsi dentro l'attuale sistema degli appalti e non venire massacrato, boicottato, bloccato da infiltrazioni mafiose, lobbies, pratiche clientelari e corruttive, inefficienze e pastoie burocratiche? Un programma di questo tipo, e qui vengo alla cosa di sinistra, necessita invece quale condizione indispensabile di essere attuato da un'Azienda pubblica da creare ad hoc, attivabile senza ritardi e torbide manovre da amministrazioni e comunità locali e che tragga le sue competenze tecniche dalla Protezione Civile, Forze Armate, Vigili del Fuoco, Sovraintendenze dello Stato ed Autorità di Bacino, Anas e via discorrendo.

sabato 15 novembre 2014

PODEMOS: “NOI SIAMO QUI PER CREARE UN POPOLO”


Rispetto al tentativo di comprendere la natura di Podemos, il movimento politico spagnolo - un po' simile ai Cinque Stelle, un po' a Syriza - nato dalle mobilitazioni degli Indignados ed oggi proiettato dai sondaggi come uno dei primi se non il primo partito spagnolo, c'è una frase, tratta dall'articolo di Samuele Mazzolini dal Fatto Quotidiano che di seguito riporto, particolarmente stimolante e che comunque coglie, a mio avviso, il nocciolo di ciò che dovrebbe significare ricostruire la Sinistra (in Spagna, in Italia, ovunque): "Noi siamo qui per creare un popolo". Cioè ridare consapevolezza e coscienza di sé alle masse popolari, ricostituire un'egemonia culturale dell'uguaglianza e della liberazione dal bisogno rovesciando la dittatura del pensiero unico liberista e capitalista per il quale non esiste alternativa al primato del profitto, alla competizione ed alla guerra sociale di tutti contro tutti, alla inevitabilità della sofferenza per la stragrande maggioranza delle persone. Qualcosa che non contraddice necessariamente ma va ben oltre gli slogan sovranisti e di uscita dall'euro (utilizzati infatti largamente anche dalle destre).
Costruire un 'Soggetto Politico Nuovo' (che sorga dalle iniziative politiche e sociali di base già esistenti e con forme originali di organizzazione e di linguaggio) e non unire pezzi di ceto politico dei Partiti di Sinistra è qualcosa che abbiamo ascoltato tante volte (con ALBA, Cambiare si può, la Lista Tsipras). Di fatto in Italia è mancata fin qui una mobilitazione popolare spontanea e di massa (come in Grecia nelle lotte contro la Troika, come in Spagna con gli Indignados) che abbia fatto emergere un popolo per il quale e con il quale costruire un'Alternativa Politica. E così goffamente in Italia si sono sostituiti, quali promotori della ricostruzione del Partito Nuovo, i pezzi di ceto politico con pezzi di ceto intellettuale (di Repubblica, del Manifesto, dei movimento dei Beni Comuni) senza mai riuscire ad ottenere una esplicita e manifesta identificazione da parte delle masse popolari.

domenica 9 novembre 2014

COSTRUTTORI DI PONTI ... PORTATORI SANI DI VOLONTA'




di Giandiego Marigo
Non è un argomento nuovo, forse, eppure, mai toccato a sufficienza. Io ne ho parlato assai, addirittura sin troppo, mi scuso con coloro cui l'argomento sia venuto a noia.
Ad un certo punto del mio cammino di vita, mi fu sottoposta una scelta, estremamente importante, perchè legata a quel che io ritengo essere il “libero arbitrio”, la sua qualità non era, quindi, affatto banale, tutt'altro.
Dopo gli anni dell'introspezione e del “personale è politico”, del Riflusso e della Sconfitta, per altro molto ipotizzata, delle ideologie mi si pose una domanda … sul cosa volessi fare della qualità del mio intervento sul mondo e su ciò che mi circondava.
Parto da me, parlando in prima persona non già per una forma di sfrenato egocentrismo, ma per rendere fluido e reale il discorso che faccio è perchè esso parte, inesorabilmente da ognuno di noi … dallo spirito.
La domanda era cosa volessi fare di tutti gli anni che avevo alle spalle, delle acquisizioni, delle scoperte, delle indagini introspettive, della mia diversità, della mia alterità, della strada percorsa sin lì.
Essa era stata pagata con moneta sonante, ogni passo era passato per la mia anima, lasciando tracce, e anche qualche cicatrice. Più o meno profonda.
Quegli anni diversamente plumbei, pesanti per il sistema, molto più di quanto sia mai stato denunciato, leggeri per chi li visse, perchè legati alla gioventù, alla fede, alla gioia, alla volontà ed alla convinzione assoluta che un mondo diverso e migliore non solo fosse possibile ma si stesse attuando.
La fatidica domanda era … se fosse mio interesse e mia scelta, delimitare l'orticello di consapevolezza che mi ero costruito, faticosamente, con un artistico muretto a secco (anche l'occhio del decrescente vuole la sua parte) oppure se fosse il caso di rimettersi in gioco, partendo dalla desolazione del deserto finale, dopo il riflusso restava quello e poco altro, per fare la cosa che la mia mente e la mia anima avevano imparato, anche dolorosamente, a fare in quegli anni … costruire ponti... completamente e diametralmente diverso ed opposto alla rassicurante cura dell'orto.
Ho, personalmente, operato la scelta dei ponti, anche se questo mi è costato la definizione di sognatore, utopista, anarcoide saltellante.
Credo, umilmente, che la differenza ed il fondamento per chi intenda operare oggi, sul fronte del cambiamento e dell'avanzamento della civiltà, sul fronte di quello che non esiterei a chiamare progresso, se una definizione di questa parola non relativistica e strumentale è possibile, sia proprio questa “Volontà”, quella di costruire ponti, di incontrare, condividere, allargare, ascoltare apprendere e rimandare. Di scambiare di aprire prospettive d'incontro e di confronto, del fare insieme, del parlare, del confrontarsi, dell'orizzontalità e della circolarità ... di fare di tutto questo piacevole bagaglio il proprio modo d'esistere e d'essere ...in buona sostanza l'essere quel che si dice e praticare quel di cui si parla … nella propria vita.
Di cercare strenuamente e tenacemente non già le ragioni dei distinguo ma quelle della condivisione, sebbene la marcatura del nostro essere non sia, per sua natura, men che radicale e men che precisa e d'assoluta alternativa sistemica.
Cercare l'incontro ed il rinnovamento, verificare e vivificare nella propria quotidianità le ragioni del nostro essere quello che siamo.
In questa chiave va intesa e letta l'esigenza di unità e di alternativa che scorre in questi giorni, in questa chiave essa va ricercata ed attuata. Non solo per strumentale convenienza e per esigenza materiale e politica, ma con uno sforzo qualitativo ed a suo modo spirituale, quello di cresceretro a questa cosa.
Bisogna ammettere che questo discorso è stato in parte affrontato, superficialmente e generalmente toccato di striscio da qualche intellettuale garante, maggiormente sensibile ed avanzato della "Lista Tsipras", ma non è ancora stato metabolizzato nè è mai diventato azione reale, se lo fosse gli sforzi sarebbero maggiori, tangibili e nulla potrebbe arginare questo “incontro di volontà” riunite e tese verso un obbiettivo comune.
Questa volontà supererebbe a piè pari e senza sforzo qualsiasi piccolezza e grettezza procedurale, abbattendo i muri degli orticultori, si farebbe beffe delle problematiche di segreterie, leader, e spazzerebbe sen09za difficoltà e nessuna violenza o forzatura le rendite di posizione.
Ma diciamocelo, compagni e chiediamocelo : "Chi è, se non ciascuno di noi, il padrone di queste volontà?"
È vero, i contenuti culturali e spirituali del 68/70 sono stati formattizzati ed impacchettaticonfezionati e rivenduti in comodi kit di montaggio, era l'unico modo con il quale il potere poteva contenerli disinnescarli, ma attenzione questo è avvenuto quando la fede e la convinzione, la volontà e la forza che li sosteneva sono in qualche modo venute meno, sostituite dalle ambizioni, dalle strumentalità, dalle opportunità e dai compromessi, dalle convenienze e dal pragmatismo.
In ogni disfatta esiste una forma di collaborazione di chi perde … altrimenti non esisterebbe sconfitta , ma solo martirizzazione … e l'esperienza e la storia ci hanno insegnato che questa pratica è assolutamente da evitare per chi detenga il potere.
Costruire ponti e percorrerli, esserne parte e difenderli, con quello di cui siamo realmente convinti … non accettare la scontatezza e la immanenza delle divisioni, esse sono solo formalità, costruite di parole e qualche concetto, forme di costruzione murale, limiti posti per paura e per bisogno di appartenenza, tutti i loro contenuti possono essere oggetto di discussione, di scambio, di arricchimento di crescita … abbattere i dogmatismi, le regole libresche, le deduzioni inossidabili, le assolute certezze regolamentari, tutto può essere discusso da chi vuole capire, non giudicare, da chi vuole arrivare a comprendersi, da chi non vuole dividersi, ma crescere, da chi non sente il bisogno di crearsi la proria tifoseria ed il proprio orticello recintato.