mercoledì 26 novembre 2014

Sinistra: tre cose da fare. Subito!



Ci sono almeno due cose che proprio non vanno giù a quel tanto o poco che resta del popolo della Sinistra.
Anzitutto che non riesca a costituirsi un forte soggetto politico unitario della Sinistra, pur in una situazione di terribile crisi economica causata ed aggravata dalle politiche liberiste e di austerità ed in una fase di attacco finale - condotta da Renzi con la definitiva svolta a destra del PD - ai diritti dei lavoratori, allo Stato sociale, ai principi costituzionali su cui è stata fondata la Repubblica nata della Resistenza.
E poi che l'Italia sia l'unico Paese in Europa a non avere una Sinistra degna di questo nome: in Spagna e Grecia Podemos e Syriza sono in testa nei sondaggi. E nel resto d'Europa – ad esempio in Francia e Germania con la Gauche e la Linke – le Sinistre mantengono una presenza certo largamente minoritaria ma comunque dignitosamente concreta.

In Italia, dopo i fallimenti ed i tradimenti del centrosinistra ulivista, l'urgenza di costituire un forte soggetto politico unitario di Alternativa è evidente da anni e avvalorata da ogni passaggio dell'involuzione centrista o peggio destrorsa di coloro che hanno nominalmente ricevuto, dilapidandola ed infangandola, l'eredità del vecchio PCI: ne abbiamo avvertito il bisogno di fronte alla pretesa maggioritaria del PD di Veltroni (che sbatteva le porte in faccia alle formazioni della Sinistra radicale mentre inciuciava con Berlusconi), al lungo corteggiamento al postfascista Fini in virtù della sua fronda interna alla maggioranza berlusconiana, all'appoggio del PD di Bersani – in accordo con Berlusconi - al governo del massacro sociale di Monti e della Fornero (con il voto al pareggio di bilancio in Costituzione ed alle controriforme dell'articolo 18 e delle pensioni), al dopo elezioni 2013 con la rielezione di Napolitano (il peggior Presidente della storia repubblicana preferito a Rodotà) e con la sostanziale condivisione delle responsabilità di governo, con Letta e poi con Renzi, tra PD e Forza Italia il cui effetto è stato il contemporaneo ulteriore attacco ai diritti sociali ed ai principi democratici e del pluralismo politico sanciti dalla Costituzione.
Questo Soggetto Unitario doveva formarsi almeno tre anni fa, due anni fa, un anno fa ed ogni volta si è atteso l'approssimarsi delle elezioni per raffazzonare improbabili cartelli elettorali senza alcuna possibilità, per la scarsa incisività della proposta politica ed il poco tempo a disposizione per farsi conoscere dei cittadini, per assumere un ruolo rilevante nel quadro politico.
Dopo l'esperienza (contraddittoria) della Lista Tsipras e le speranze che comunque aveva suscitato, stiamo ancora, dopo sei mesi dalle elezioni europee, al nulla: alla speranza della discesa in politica di Landini, all'attesa della scissione della cosiddetta sinistra piddina (i cui esponenti, su cui peraltro gravano responsabilità politiche e morali grosse come macigni, non hanno palesemente alcuna intenzione di rinunciare alla propria comoda poltrona), alle inutili speranze (coltivate da chi nasconde disonestà politica ed intellettuale) di poter condizionare Renzi dall'interno della sua maggioranza, alla vaghezza delle elucubrazioni sulla forma partito dei settantenni - ex Lotta Continua – Viale e Revelli, alla promessa di Paolo Ferrero, sempre più subalterno nei confronti degli “intellettuali” ed incapace di dare un ruolo attivo e propositivo a Rifondazione Comunista, di ricominciare fra due mesi il processo unitario.
Scrive Santiago Alba Rico, uno dei più autorevoli intellettuali che hanno firmato il manifesto che è stato all’origine dell’esperienza di Podemos: “Per fronteggiare questa offensiva (quella del 'sistema' ndr) sono necessari tre elementi fondamentali: una leadership democratica, intelligente e convincente, una militanza ben preparata e capace di abbandonare la mentalità di minoranza marginale e, soprattutto, le maggioranze sociali, obiettivo che si può conseguire solo se si rende chiara in ogni istante, in ogni gesto, in ogni misura, la rottura etica, politica e culturale con il regime. Il tempo corre a nostro favore; il tempo ci vola contro. “
Be' in Italia non abbiamo avuto un movimento di massa come quello degli Indignados da cui è derivato Podemos, in Italia abbiamo mafie, corruzione, familismo, voto di scambio, economia in nero, clericalismo, un sistema dell'informazione quasi completamente asservito al potere. I movimenti sociali di base che i Viale e Revelli immaginano come fondamenta di un movimento politico che nasca per iniziativa dal basso sono movimenti di nicchia, senza un seguito di massa. E lo dimostrano i risultati elettorali ridicoli che le liste espressione di questi movimenti riescono a conseguire. E' molto più adattabile alla nostra realtà piuttosto il “modello” Syriza con la federazione di tanti piccoli soggetti in precedenza dilaniati da conflitti e divisioni.
Partiamo allora dalla concreta realtà italiana e cerchiamo di trarre insegnamento, per quanto possibile, dalle esperienze che ci vengono dal resto d'Europa: da Podemos, da Syriza, dalla Linke, da Izquierda Unida, dal Front de Gauche. E si devono fare dunque tre cose. Subito.

Primo. Nell'area di Sinistra che si considera pregiudizialmente alternativa al PD il problema non sono tanto le divergenze sui contenuti ma quelle sulla forma organizzativa e sulle modalità di designazione della leadership. Bisogna dunque avviare un processo costituente in cui i delegati designati a costituirne l'organizzazione e a scriverne il programma vengano eletti, con il principio una testa un voto, da coloro che aderiscono al nuovo soggetto politico. Eleggere democraticamente, dopo un ampio dibattito ed un confronto partecipato, i delegati della Costituente, senza inseguire incontrollabili pratiche assembleari e fumosi riferimenti ad iniziative dal basso che nascondono la pretesa di alcuni di avere saldamente in mano la direzione del nuovo soggetto politico, significa attivare, confutando i sospetti di soluzioni già decise in partenza, tutte le passioni, le militanze, le energie, le anime diverse (si tratti di partiti o movimenti, di soggetti piccolissimi o meno piccoli non ha importanza) che compongono la Sinistra. Nell'appello di Curzio Maltese, apparentemente generoso e sensato, manca tutto questo. E' facile offrire lo scioglimento di una Lista Tsipras che non esiste come organizzazione per imporlo anche alle altre componenti quale condizione per avviare il processo unitario; mettere una pregiudiziale europeista comporta tagliare fuori importanti forze che invece dovrebbero essere ad ogni costo coinvolte. E non è forse un caso che si tratti di colui che da editorialista di Repubblica, uno dei principali giornali di sostegno al regime, fu catapultato per volontà degli “intellettuali” come uno dei capilista dell'Altra Europa con Tsipras alle Europee.

Secondo. Definire il più presto possibile un nome (Sinistra Unita è così strano o dobbiamo continuare con la follia comunicativa di un partito italiano che si autodefinisce lista Tsipras?), un simbolo, uno o due portavoce mediaticamente efficaci (in grado almeno di far dimenticare le performance televisive di Barbara Spinelli all'epoca delle elezioni europee) che aiutino a far conoscere ai cittadini i contenuti della proposta politica. Il minimo sindacale cioè in termini di comunicazione politica che obblighi nel contempo chi fa i sondaggi elettorali a considerare anche noi. Magari si tratta di cose che a noi di Sinistra ripugnano o che disdegniamo ma questo è il mondo in cui viviamo e non possiamo continuare a far finta che non sia così, non possiamo poi esaltare Tsipras o Iglesisas mentre si demonizza la possibilità che emerga un leader italiano. Una proposta nazionale riconoscibile serve da traino indispensabile anche nelle elezioni locali e da queste può venire, a loro volta, un ritorno di visibilità, di consensi, di partecipazione popolare.

Terzo. Rispetto alle caratteristiche della società italiana in cui sono così forti l'individualismo, il familismo, l'opportunismo, la tendenza al disimpegno e tutti quei fattori che distorcono la formazione dell'opinione pubblica che più sopra ho richiamato, è assurdo pensare di riconquistare centralità politica con i media e con i talk show. Questi sponsorizzano coloro che sono funzionali al sistema e la recente ascesa di Salvini e della Lega ne sono la dimostrazione. E bastano 80 euro per influenzare in modo decisivo gli esiti elettorali. La Sinistra, la natura stesso del suo progetto politico, culturale, economico e sociale ha bisogno di una presenza originale, autonoma, capillarmente diffusa sul territorio. Non le vecchie sezioni dove i reduci delle mille esperienze, anche nobilissime, del passato discutono di massimi sistemi ma dei luoghi di incontro per e con le persone, per organizzare solidarietà e mutuo aiuto, per offrire consulenza legale e fiscale, per aiutare a riguadagnare occasioni di reddito e di lavoro. Dei “Pronto Soccorso Sociali” che facciano ad un tempo le funzioni di partito, di sindacato, di CAF, di associazione consumatori, di banche del tempo, di gruppi di acquisto solidale, di centri per l'impiego, di ambulatori medici, delle Caritas. Anche qui l'esperienza di Syriza avrebbe dovuto insegnarci qualcosa se solo la si fosse voluta leggere.

La democrazia italiana, le nostre condizioni di vita stanno subendo una letale aggressione contemporaneamente da più fronti: quello della crisi economica, quello del pieno dispiegamento dell'ideologia liberista con la cancellazione dei diritti sociali, del welfare e delle regole per preservare l'ambiente naturale, quello verso le istituzioni rappresentative ed il pluralismo politico con l'Italicum e le riforme costituzionali. Ad esse, quali ulteriori minacce, si aggiungono nei prossimi anni l'approvazione del TTIP e la possibile o probabile implosione dell'euro che, se non governata secondo gli interessi popolari, avrebbe effetti disastrosi sul nostro Paese.


Organizziamoci, eleggiamo la Costituente della Sinistra intanto con chi ci sta. SUBITO!

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